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«Il mio ex mi perseguita, vuole uccidermi»

I casi giudiziari di stalking e di violenza nei confronti delle donne sono sempre tantiUna pattuglia dei carabinieri del radiomobile di Schio
I casi giudiziari di stalking e di violenza nei confronti delle donne sono sempre tantiUna pattuglia dei carabinieri del radiomobile di Schio
I casi giudiziari di stalking e di violenza nei confronti delle donne sono sempre tantiUna pattuglia dei carabinieri del radiomobile di Schio
I casi giudiziari di stalking e di violenza nei confronti delle donne sono sempre tantiUna pattuglia dei carabinieri del radiomobile di Schio

«Il mio ex mi vuole morta e sono terrorizzata, per questo mi sono decisa a raccontare la mia storia. L’ho ripreso in casa dopo un anno perché mi aveva promesso che era cambiato, ma mi ha mentito. È tornato ad essere l’ossessione dei prima. Così la mia vita è diventata un incubo. Continuo ad andare in caserma dai carabinieri a denunciarlo, perché ho paura che mi uccida. Me l’ha promesso: “Ti taglio a pezzi”. È capace di farlo. E poiché mi ha già mandata all’ospedale con una frattura, è in grado di tenere fede al folle proposito. Non voglio finire nella lista dei femminicidi, chiedo alla magistratura di intervenire. Intanto, ringrazio i carabinieri per quello che stanno facendo, ma senza l’ordine del tribunale quell’uomo continua a perseguitarmi. Sono disperata». DOLORE. Parla come un fiume in piena la donna di 44 anni, angosciata dalla persecuzione che sta subendo nelle ultime settimane da parte del suo ex uomo, Jarno Canè, 38 anni, originario di Malo e residente a Schio in via Cà Masotta. Il suo nome è finito nel registro degli indagati per stalking e lesioni, ma nonostante questo «prosegue imperterrito a rendermi la vita impossibile: i carabinieri lo sanno, ma fino a quando non interverrà il giudice anche loro non possono agire». L’ultima volta che la donna si è recata in caserma è stato nella tarda mattinata di ieri. Dopo che è stato sfondato il vetro della camera e sono stati prelevati numerosi oggetti dall’abitazione. Tra cui tutte le denunce che lei aveva presentato agli investigatori nelle ultimi tempi. QUERELE. «So che la giustizia ha i suoi tempi - racconta l’impiegata -, ma Jarno va fermato. È più forte di lui. Ci siamo messi assieme più di 14 anni fa e problemi ce ne sono sempre stati. Io e la sua famiglia lo abbiamo aiutato. Nel maggio di due anni fa mi ha convinta che era cambiato. Aveva trascorso un periodo fuori e l’ho ripreso in casa. Per un anno tutto è proseguito normalmente, e mi ha convinta a rimettere le querele. Poi all’improvviso ha smesso di lavorare come magazziniere nella ditta del fratello che l’ha aiutato molto, ed ha ripreso la vita di prima». GELOSIA. I rapporti si erano fatti di nuovo tesi dall’estate scorsa. La donna, di buona famiglia originaria di Magrè, è precipitata in un tunnel psicologico che l’angoscia. Teme anche per i suoi cari. Gli stessi carabinieri del capitano Jacopo Mattone si sono dati da fare fin dove la legge glielo consentiva. Adesso la palla è in mano alla magistratura che deve decidere il da farsi. «Prima che sia troppo tardi, mi viene da pensare - dice - Io lavoro, lui è succube di una gelosia possessiva nei miei confronti - sottolinea -, così mi ha buttata fuori di casa. Da dicembre è diventato violento, poi quando è rientrato a Schio il 4 gennaio è diventato insopportabile e l’ho denunciato più vole. Un atteggiamento persecutorio. Ho dovuto cambiare il mio modo di vivere. Sono andata anche in albergo perché avevo paura. Non si può vivere in queste condizioni. Casa nostra ha subito danni a causa delle sue incursioni. La verità è che sono terrorizzata. Mio padre è molto preoccupato». BUTTATI. Ad allarmare ancora di più l’impiegata la circostanza che Jarno Canè, che nel passato ha avuto problemi con la legge, è stato in grado di localizzarla quando si trovava in albergo. «È successo il 26 gennaio quando mi sono affacciata alla finestra della stanza dell’albergo - sottolinea - ed ho visto in un parcheggio la sua macchina. In quell’istante mi è arrivato un suo messaggio: “Buttati”. Spaventata mi sono recata alla reception ed ho chiesto all’addetto di chiamare i carabinieri di Thiene, che dopo qualche minuto sono arrivati e mi hanno permesso di recarmi in un’altra struttura». All’inizio di gennaio l’impiegata si era recata al pronto soccorso di Santorso dove i medici le hanno diagnosticata la frattura del terzo dito della mano destra e le hanno dato due settimane di prognosi. ANNIENTARMI. «Mi costa molto sul piano psicologico ed emotivo raccontare queste cose in pubblico - conclude l’impiegata -, ma non vedo alternative. Se ne sentono e vedono di tutti i colori quanto ad aggressioni alle donne, molte delle quali purtroppo finiscono in tragedie. Il mio ex mi ha rubata la tranquillità di vivere normalmente. Sono stanca di questa persecuzione. Chiedo al tribunale di intervenire nelle forme previste dalla legge. Lui vuole annientarmi». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

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