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Schio

Il comitato Ava
dice no a razzismo
e violenza

Dibattito pubblico sabato nel piazzale ferroviario
Dibattito pubblico sabato nel piazzale ferroviario
Dibattito pubblico sabato nel piazzale ferroviario
Dibattito pubblico sabato nel piazzale ferroviario

Prima Noi organizza un incontro pubblico sulla questione “Sicurezza e richiedenti asilo” ma il fronte compatto e plurisfaccettato del comitato Alto Vicentino Accoglie (Ava) organizza per lo stesso giorno e poco distante una contro-iniziativa. Alle 15 si troveranno nel piazzale della stazione dei treni per discutere sul tema “Schio rifiuta il razzismo e la violenza. Per una città sicura, solidale e accogliente”. «La violenza, che sia ai danni delle donne o che sia di stampo razzista – sottolineano in un comunicato i promotori di Ava - va sempre condannata e gli unici rimedi reali per contrastarla sono formazione, cultura e diritti. Prima Noi, è cosa nota, non perde mai occasione di alimentare odio, violenza e razzismo verso i migranti. I fatti di cronaca sono le loro principali fonti di argomentazione, palesemente viziate dalla narrazione dominante di quella che viene definita "emergenza immigrati". La percezione di insicurezza, che queste formazioni cavalcano, danno un’idea distorta e malsana di un territorio che è tra i più tranquilli del Veneto. Questo non significa che non ci siano episodi criminosi ma non vuol nemmeno dire che ci troviamo di fronte ad un’emergenza, in particolar modo per “colpa” dei richiedenti asilo. Chi prova ad usare una narrazione fondata sul terrore evidentemente vive e specula sull’odio che ne deriva. Questa volta il comitato ha scelto di farlo nel più becero e paternalista modo possibile: servendosi di un episodio di violenza ai danni di una giovane ragazza. Così in un attimo risuonano i vecchi slogan dei manifesti fascisti “Difendila! Potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia”. Lo sfruttamento degli episodi di violenza è sempre molto caro a gruppi di questo tipo, che parlano di violenza sulle donne solo quando questo è strumentale ai loro scopi propagandistici, al fine di alimentare una cultura xenofoba dell’odio verso l’altro. Una cultura che vende risposte semplici a questioni complesse che sarebbero troppo difficili da affrontare veramente. Il fenomeno della violenza maschile sulle donne si sostiene proprio su questo tipo di retorica, che lo dipinge come un problema di sicurezza o come il frutto di una cultura “diversa dalla nostra”. Ma così non è! Questo tipo di violenza è strutturale e radicata nella nostra società, e non fa distinzioni culturali o di provenienza geografica. Ne abbiamo un esempio nella cronaca di questi giorni: un sostenitore di Forza Nuova uccide la moglie e ferisce altre cinque persone. Non è una novità che esponenti di movimenti neofascisti compiano azioni di questo tipo, così come sono soliti usare spesso e volentieri un linguaggio violento e sessista, per insultare chi li critica. Loro stessi rappresentano quel maschilismo e machismo che sta alla base della violenza maschile sulle donne. Se questi gruppi volessero veramente porre fine a questo fenomeno forse dovrebbero rivolgersi a quelle associazioni, cooperative, gruppi, collettivi che da sempre si impegnano per contrastarla, trasversalmente, con gli incontri, i servizi, la formazione, in un percorso verso l’abbattimento degli stereotipi di genere e dello scardinamento delle dinamiche che sono alla base della violenza. Ma chiaramente di questo poco gli importa». Associazioni, gruppi, singoli cittadini del comitato trasversale Alto Vicentino Accoglie danno appuntamento a sabato 3 febbraio alle 15 nel piazzale della stazione ferroviaria di Schio per discutere pubblicamente di questi e altri temi.  

Silvia Dal Ceredo

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