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I pellegrini tornano nell’antica chiesa

I primi visitatori entrati alla riapertura della chiesa di San Francesco.  ZILLIKENLa conferenza di presentazione della riapertura.  STUDIO STELLA
I primi visitatori entrati alla riapertura della chiesa di San Francesco. ZILLIKENLa conferenza di presentazione della riapertura. STUDIO STELLA
I primi visitatori entrati alla riapertura della chiesa di San Francesco.  ZILLIKENLa conferenza di presentazione della riapertura.  STUDIO STELLA
I primi visitatori entrati alla riapertura della chiesa di San Francesco. ZILLIKENLa conferenza di presentazione della riapertura. STUDIO STELLA

C'è voglia di San Francesco in città. No, non si tratta di un richiamo pur auspicabile ai nobili valori trasmessi dal Santo di Assisi e rinvigoriti dal papato di Jorge Bergoglio bensì di una più prosaica ma sempre salutare spinta all'arte a alla cultura “Made in Schio” grazie alla scledensissima chiesa del XV secolo in pieno centro storico, recentemente riaperta al pubblico grazie alle volontarie dell'associazione Daisy che erano stufe di vedere turisti doversene andare così come erano arrivati trovando le porte sbarrate. LE VISITE. Non si fa in tempo ad avvicinarsi alla porta che, dall'ingresso de “La Casa”, porta al luogo di culto che Alberta Visentin, presidente di Daisy, si fa incontro: «È qui per la chiesa?», la domanda timida. E in ancora meno tempo ci mettono i primi visitatori ad arrivare e la scena si ripete. «Sì, siamo qui per la chiesa», la risposta. La giornata è uggiosa, l'orario non è dei migliori, primissimo pomeriggio. Eppure il giro di visitatori è continuo. Il secondo fine settimane di porte aperte a San Francesco si è concluso con una cinquantina di visitatori (nel complesso dei quattro giorni) che hanno calpestato le 24 sepolture terragne di nobili cittadini di Schio del Quattrocento, per ammirare tra le altre cose la celebre pala del 1512 "Sposalizio mistico di santa Caterina d'Alessandria" di Francesco Verla. E le volontarie di Daisy, capeggiate da Alberta Visentin, non si aspettavano certo un afflusso del genere. Ed in particolare Visentin che, forse, non credeva di dover diventare anche una “guida turistica” sui generis. I visitatori, infatti, il foglio predisposto dall'Amministrazione comunale con tutte le informazioni utili lo prendono solo alla fine della visita, praticamente un souvenir. Preferiscono ascoltare le informazioni preparate proprio dalla presidente dell'associazione che dovrà catechizzare anche le sue “colleghe” per non ritrovarsi super-impegnata. L'associazione dedita all'uncinetto ed al cucito, comunque, non perde l'occasione anche per promuovere la propria attività e per cercare di attrarre nuove componenti. LE OPERE. Qualche minuto prima di iniziare a far entrare il pubblico, si accendono le due file di luci alogene che illuminano l'ampio spazio di una chiesa costruita tra il 1438 ed il 1442 in cui non mancano chicche da non perdere. Oltre alla già citata pala del Verla, che è stata ospitata anche in Trentino per una grande mostra dedicata all'autore ci sono i fregi nella navata principale, sempre attribuiti al Verla, e tele di grandi dimensioni create da Francesco Maffei e Zuan Francesco Zilio tra l'altare maggiore ed il coro con la Madonna e alcuni santi. Impossibile non citare anche il crocifisso in legno del Quattrocento, di provenienza e fattura sconosciute, che è misteriosamente apparso nella chiesa negli anni '50. Come detto, poi, sono 24 le tombe a pavimento presenti nella chiesetta: nel XV secolo, infatti, riuscire a farsi seppellire nelle chiese francescane era un segno distintivo. La chiesa resta aperta due volte a settimana il venerdì ed il sabato dalle 14.30 alle 18 • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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