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I chiostri di S. Francesco
occupati dai senzatetto

Il cortile dei chiostri quattrocenteschi in stato di degrado. [FOTOGRAFO]E.CU.
Il cortile dei chiostri quattrocenteschi in stato di degrado. [FOTOGRAFO]E.CU.
Il cortile dei chiostri quattrocenteschi in stato di degrado. [FOTOGRAFO]E.CU.
Il cortile dei chiostri quattrocenteschi in stato di degrado. [FOTOGRAFO]E.CU.

Una donna bionda, sui cinquant’anni. Indossa pantaloni, camicia e un golfino puliti. Oggi è anche questa la faccia della disperazione. «Sa, sto aspettando mia nipote che fa lezione di musica al piano di sopra e intanto leggevo una rivista». Dentro la stanza in penombra c’è un odore stantio. Sul tavolo un cumulo di rifiuti e avanzi di cibo. «Mi ero portata qualcosa da mangiare…». Lo sguardo della donna trasmette paura. E infatti la verifica è presto fatta. All’Accademia musicale è in corso una sola lezione. Ma la giovane donna al piano non è sua nipote. Nel frattempo la sconosciuta si è dileguata. Nella stanza dei chiostri del Baratto ha lasciato la sua camicetta rosa.

Fino a tre anni fa l’ex ospedale Baratto era occupato dall’ipab La Casa. Dopo il trasferimento dell’ente assistenziale nei nuovi locali, gli storici chiostri sono diventati di proprietà comunale. All’ultimo piano è stata inserita l’accademia musicale. Il resto della struttura, tuttavia, versa da allora in totale abbandono. A questo Giornale era stato segnalato lo stato di incuria in cui si trova il giardinetto con la statua della Vergine. Ma basta fare un passo più in là per trovare qualcosa di ben più grave. La parte non utilizzata della struttura infatti è liberamente accessibile dato che tutte le serrature non ci sono più. E nei corridoi e locali inutilizzati anche il riscaldamento è acceso.

I senzatetto non hanno tardato ad approfittarne. In una stanza si trova un giaciglio di cartone con delle coperte di fortuna. Nei bagni l’acqua funziona e dall’odore sono stati utilizzati più volte di recente. Più avanti un fascio di fili elettrici pende dal soffitto. Infilando un’altra porta si accede a un lungo corridoio spettrale dove si aprono le ex camere degli ospiti. All’interno ci sono ancora i cartelli coi nomi degli ultimi ospiti. Una porta è chiusa da un lucchetto e sulla superficie bianca qualcuno ha scritto col pennarello: «Al ladro che mi ha rubato ferro da stiro, scaldavivande, valigie. Ti do un consiglio riporta tutto entro le 8 di domani altrimenti....». Il resto è cancellato.

Su per le scale si arriva a un’altra piccola stanzetta, sempre ben riscaldata. Dentro ci sono moka, lattine di birra, flaconi farmaceutici, un ombrello e un giaciglio di coperte. Sul comodino di fortuna ci sono due libri: un saggio è sulla “decrescita felice” (teoria economica basata sulla riduzione progressiva della produzione economica) e “Il tuo sacro io” dello psicologo americano Wayne Dyer, con tanto di segnalibro. Queste scelte di lettura sono tutto quel che sappiamo di uno degli invisibili che trova riparo dal gelo in questo angolo dimenticato di Schio.

Elia Cucovaz

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