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«Ho paura che mi uccida»: è stato arrestato

La donna ha denunciato di essere stata minacciata più volteJarno Canè, 38 anni
La donna ha denunciato di essere stata minacciata più volteJarno Canè, 38 anni
La donna ha denunciato di essere stata minacciata più volteJarno Canè, 38 anni
La donna ha denunciato di essere stata minacciata più volteJarno Canè, 38 anni

Il persecutore dell’ex compagna, la quale tramite il Giornale di Vicenza ha lanciato l’allarme temendo di fare una brutta fine, è stato arrestato. I carabinieri l’altra sera hanno bloccato Jarno Canè, 38 anni, originario di Malo, e gli hanno consegnato l’ordine di custodia per stalking e maltrattamenti firmato dal gip Barbara Maria Trenti. Ora l’uomo che da molti anni convive con «uno stato di tossicodipendenza», come sottolineano i carabinieri di Schio per spiegare il suo comportamento, è ai domiciliari a Malo nell’abitazione della madre. A chiedere l’arresto il pm Caterina Carunchio che ha riunito più fascicoli dopo che nell’arco tre settimane Elisabetta B., 44 anni, originaria di Magrè e residente nel quartiere di Santa Croce, aveva denunciato le gravi umiliazioni fisiche e morali che stava subendo. Non ne poteva più dopo avere sopportato per anni. «Dopo pochi mesi che iniziammo nel 2004 la relazione mi sferrò un pugno», ha denunciato, in un crescendo di violenze soprattutto psicologiche. Jarno Canè se da un lato è consapevole di avere sbagliato e lo ha detto ai congiunti, che in questi anni lo hanno aiutato dandogli anche lavoro - in particolare il fratello che è un apprezzato imprenditore della ristorazione -, dall’altro è stato “schiavo” della dipendenza che lo ha trasformato. Egli si sottopose alle cure per disintossicarsi nel 2017. Questo convinse la compagna a riprenderlo in casa ed a ritirare le querele. In questi giorni il pm Carunchio ha ripreso in mano i fascicoli che nel tempo erano stati aperti sul conto di Canè, perché sono state una ventina le denunce ai carabinieri. Le querele sono state poi ritirate, perché gran parte erano state presentate prima che una parte degli ipotetici reati fossero procedibili d’ufficio. La situazione è precipitata il 4 gennaio quando Canè, al ritorno dalla Sardegna dove si era trattenuto per le feste di fine d’anno, avrebbe preteso un rapporto sessuale. «Mi sono rifiutata - spiega l’impiegata - perché tra di noi non c’è più amore, e gliel’ho detto con le belle maniere, mentre lui per tutta risposta mi ha sferrato un pugno in faccia, provocandomi un ematoma». Poiché la lite avvenuta intorno alle 12.30 è stata sentita dai vicini, uno di loro ha chiamato i carabinieri del capitano Jacopo Mattone che poco dopo sono arrivati. La sera dello stesso giorno, quando la donna è rientrata a casa dal lavoro è stata aggredita con «pugni e calci ed ha tentato di strozzarmi». Elisabetta è riuscita a divincolarsi ed è fuggita di casa, trascorrendo la notte in un capannone di famiglia. Da quel giorno, fino a domenica scorsa, si sono succeduti episodi che hanno spinto l’impiegata a denunciare ripetutamente Canè, il quale era roso anche dalla gelosia. Il fatto più grave è successo il 7 gennaio quando la donna è stata aggredita ed ha subito la frattura di una falange di un dito della mano destra con una prognosi di due settimane. Ma l’ex compagno l’avrebbe perseguitata anche quando, uscita di casa, lei è andata in albergo a Zanè, dove l’ha localizzata, obbligandola a chiamare i carabinieri di Thiene per trovare un altro posto dove dormire. Tra la richiesta dell’arresto del pm Carunchio e l’esecuzione sono trascorsi alcuni giorni, che per la donna sono stati angoscianti. Perché Canè non avrebbe smesso con il suo pressing psicologico. Nonostante i militari l’abbiano sostenuta, erano comunque limitati nella possibilità di agire perché soltanto il giudice può limitare la libertà individuale. In questi giorni Canè si sarebbe introdotto nell’abitazione di via Cà Masotta, approfittando della circostanza che Elisabetta era al lavoro, mettendola a soqquadro e prelevando numerosi oggetti: biciclette, sedie da giardino, una scopa elettrica, soprammobili vari, quadri ed altro. Non solo, l’uomo come un toro scatenato avrebbe provocato danni all’immobile. «Ho paura che mi uccida», ha ripetuto Elisabetta. L’altra sera l’arresto. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

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