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«Evasore seriale», sigilli a case e auto

Una macchina di servizio della tenenza della guardia di finanza di Schio
Una macchina di servizio della tenenza della guardia di finanza di Schio
Una macchina di servizio della tenenza della guardia di finanza di Schio
Una macchina di servizio della tenenza della guardia di finanza di Schio

I finanzieri lo ritengono un evasore seriale, perché è dagli anni Novanta che ha un brutto rapporto con il Fisco. E la procura, con il pubblico ministero Blattner, ha chiesto e ottenuto che il tribunale presieduto da Maria Trenti firmasse una misura di prevenzione a suo carico. Così, per Ferdinando Bocchi, 75 anni, imprenditore di Malo, titolare della “Metalcom srl”, che commercializza materiale ferroso, è scattato il sequestro previsto dal codice antimafia, per chi ha beni sproporzionati rispetto al reddito dichiarato. E le fiamme gialle della tenenza di Schio hanno così sigillato la sua villetta, la casa dei figli e un altro immobile al grezzo, oltre alla Crysler del 2007, per un valore stimato in 1,4 milioni di euro.

Il provvedimento, scattato nei giorni scorsi per gli immobili di famiglia che sorgono in via Manzoni a Malo, in zona Montecio, ha trovato l’opposizione di Bocchi che, assistito dall’avv. Giovanardi, cercherà di riottenere le case di cui rischia la confisca.

In base a quanto ricostruito dai finanzieri, che avevano avviato l’indagine in seguito ad una verifica fiscale, i beni sequestrati erano intestati a due società italiane, controllate da due finanziarie in Svizzera, con l’obiettivo - contesta l’accusa - di nascondere la titolarità. Una scelta, peraltro, che risalirebbe a decine di anni fa.

Gli inquirenti contestano a Bocchi di essere «pericoloso socialmente», perché è ritenuto un evasore dagli anni Novanta (ed è stato iscritto a ruolo da Equitalia da trent’anni a questa parte, per una somma complessiva che sfiora i 20 milioni di euro), e inoltre sono convinti di aver accertato un’ingente sproporzione fra i redditi dichiarati e le case. Bocchi però replica che per comprare gli immobili ha acceso due mutui, per 600 mila euro.

La verifica fiscale, che si era chiusa con la contestazione di un’evasione milionaria, aveva portato anche alla denuncia penale dell’imprenditore, e al relativo sequestro per equivalente dei beni. Partendo da questi presupposti, i militari di Schio hanno ricostruito passo dopo passo i rapporti fra le società italiane e quelle estere, ritenuto fondamentale per non rendere aggredibili i beni della famiglia Bocchi.

L’inchiesta penale in corso potrebbe portare l’imprenditore a processo; ha già subito una condanna, molti anni fa, per evasione. In aula si discuterà dei costi dell’azienda: secondo l’accusa l’indagato non li avrebbe esibiti, in fase di verifica, ma non calcolarli - ribatte il diretto interessato - produce effetti distorti sulla stima dei suoi affari. Sarà battaglia.

Diego Neri

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