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Schio

Edifici in rovina
e pericolanti
in centro città

Elia Cucovaz

Cosa resta della “Manchester d’Italia”? Il British Day ha riportato in primo piano il noto paragone tra la città inglese simbolo della rivoluzione industriale e la Schio del grande sviluppo laniero cominciato nell’Ottocento. La testimonianza più evidente di quel periodo sono i numerosi edifici industriali e non che ancora svettano nel cuore della città. All’inizio del nuovo millennio si era innescato un processo di riqualificazione che ha prodotto esempi virtuosi, come il nuovo Lanificio Conte. La crisi però ha stroncato sul nascere quello slancio e una parte consistente del patrimonio cittadino versa oggi in stato di degrado e abbandono. E il ricordo della Manchester d’Italia comincia letteralmente a perdere pezzi.

VIA PASUBIO. Il recente distacco di un consistente pezzo di cemento da un edificio in rovina in via Pasubio, adiacente alla Fabbrica Alta, ha riacceso le preoccupazioni dei residenti. Alcuni hanno segnalato il blocco delle dimensioni di un pugno ritrovato ai piedi della struttura, che un tempo ospitava gli appartamenti dei dirigenti Lanerossi e che avrebbe dovuto diventare un nuovo complesso residenziale di pregio. Il cantiere è bloccato da anni e il palazzo, senza coperto né grondaie, si degrada a vista d’occhio. Basta alzare lo sguardo, in effetti, per notare segni lasciati dal distacco di calcinacci da cornicioni e davanzali.

LE VERIFICHE. La sera stessa della segnalazione Il Comune aveva fatto transennare il luogo del crollo e disposto verifiche con cui - fanno sapere gli uffici - è stato accertato che il pezzo proveniva dalla soglia di una finestra del piano terra. La causa del distacco - sostengono - potrebbe essere stata l’urto di un veicolo. Verificata la stabilità degli altri componenti (cornicioni, intonaci), le transenne sono state rimosse. Ma la preoccupazione resta. Da tempo i residenti chiedono un marciapiede più sicuro: la via a doppio senso è infatti molto stretta e i veicoli devono invadere lo spazio dei pedoni. Arrivando perfino a colpire i davanzali degli edifici.

PUBBLICO VS PRIVATO. «Come amministrazione abbiamo il compito di tutelare l’incolumità pubblica - ha dichiarato l’assessore Sergio Rossi - E quindi di mettere in sicurezza il percorso pedonale. Ma non possiamo intervenire in una proprietà privata. In questo caso l’opera è sottoposta a sequestro per fallimento della ditta committente e tutte le azioni devono essere segnalate al curatore fallimentare. Già in altre occasioni si è fatto ricorso a tale procedura senza però ottenere risultati significativi». Un discorso già sentito, ma che purtroppo vale in questo caso come per altri in città.

PALAZZI IN ROVINA. Un esempio è l’ottocentesco villino Panciera di via Rovereto, divenuto ricovero per senzatetto e con i coperti in condizioni disastrose che mettono a rischio una struttura di grande valore architettonico (è dell’architetto Caregaro Negrin) ma anche l’incolumità stessa di chi, suo malgrado, vi trova riparo. I proprietari - la società immobiliare “Aree urbane” in liquidazione - sono stati avvertiti. Ma senza risultato.

In cattive condizioni anche un altra opera di Negrin: palazzo Tamburini in via Porta di Sotto, già interessato da distacchi e transennato in passato. Non crea pericolo, ma amarezza la disgregazione della Segheria Cavedon in località Molette, di origine settecentesca. Funzionava ancora fino a non molti anni fa, ma i proprietari non possono mantenerla.

CUCOVAZE

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