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Eccidio, il vescovo celebrerà la messa

Danilo Andriollo (Anpi) e Matilde Sella (Familiari delle vittime) sotto la lapide dell’Eccidio. S.D.C.Le autorità presenti alla cerimonia commemorativa. S.D.C.
Danilo Andriollo (Anpi) e Matilde Sella (Familiari delle vittime) sotto la lapide dell’Eccidio. S.D.C.Le autorità presenti alla cerimonia commemorativa. S.D.C.
Danilo Andriollo (Anpi) e Matilde Sella (Familiari delle vittime) sotto la lapide dell’Eccidio. S.D.C.Le autorità presenti alla cerimonia commemorativa. S.D.C.
Danilo Andriollo (Anpi) e Matilde Sella (Familiari delle vittime) sotto la lapide dell’Eccidio. S.D.C.Le autorità presenti alla cerimonia commemorativa. S.D.C.

Il vescovo Beniamino Pizziol celebrerà la messa commemorativa per l'Eccidio di Schio. Una novità annunciata ieri sera nel cortile della biblioteca, che nella tragica notte tra il 6 e 7 luglio del 1945 ospitava però le carceri in cui si compì il massacro ad opera di partigiani di 54 persone detenute ed ingiudicate.

È stato il sindaco Valter Orsi ad annunciare la presenza del presule «che ha dato la sua disponibilità ad officiare», a seguito del percorso di dialogo e riappacificazione, sempre in divenire, che interessa vari attori sociali.

L'appuntamento di ieri celebrava il 12° anniversario della firma del Patto di concordia civica, che ha segnato per la città un passaggio delicato nel cammino di pace di cui il Comune di Schio è stato compartecipe e promotore e che è stato compiuto dai rappresentanti dei familiari delle vittime insieme con i rappresentanti delle associazioni partigiane.

«La sottoscrizione del 2005 – ha affermato Matilde Sella, presidente dell'associazione “Familiari vittime dell'Eccidio” ha segnato un momento di riconoscimento del dolore reciproco, in un'ottica che però unisce e non divide. Il cammino è poi proseguito con la sistemazione della lapide con i nomi delle vittime nel 2009. Un'ulteriore iniziativa di pacificazione è stata compiuta a febbraio di quest'anno da Anna Vescovi e Valentino Bortoloso: un gesto in sé apprezzabile ma che certo ha toccato in modo diverso ognuno di noi familiari». La presidente ha proseguito specificando infatti che «il perdono non può essere imposto a tutti, bisogna meritarselo» e la strada da fare non sembra essersi ancora conclusa.

Non potevano mancare gli altri firmatari del patto, ovvero le associazioni partigiane. In particolare il presidente provinciale dell'Anpi, Danilo Andriollo, che ha evidenziato l'importanza di «ricordare ogni anno i valori della concordia civica per il superamento di storiche divisioni». Il presidente Anpi ha ribadito la volontà dell'associazione di «confermare e rilanciare il patto sottoscritto», soffermandosi poi a sua volta con alcune considerazioni di ben altro tenore sulla pace fatta tra la Vescovi e il partigiano Bortoloso detto “Teppa” (tra gli autori materiali della strage). «Un gesto straordinario, che segue la via del dialogo. Dovremmo raccogliere e fare nostro lo spirito di quell'incontro, apprezzato anche dal vescovo».

L’Anpi ha poi ribadito la necessità di evitare le «manifestazioni nazifasciste che ogni luglio ci ritroviamo in città, effettuate da persone che nulla hanno a che fare con i familiari delle vittime».

Tra le autorità politiche presenti, anche i sindaco Orsi che ha invitato «a seguire questa strada di riappacificazione che è sempre in salita, ma non abbandonarla. 72 anni sono tanti e altri ne verranno, spetta a noi decidere di essere protagonisti attivi o far sì che il tempo si dimentichi di noi».

Tra i familiari delle vittime, non poteva mancare l’intervento a margine di Giorgio Ghezzo, portavoce del gruppo di parenti assenti che si è dissociato dal percorso subito dopo la posa della lapide. «Era quella la cosa che ci interessava e per ottenerla abbiamo firmato il patto, altrimenti l’Amministrazione comunale non l’avrebbe mai messa, come del resto avevano fatto tutti i predecessori».

Silvia Dal Ceredo

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