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Schio

Dopo 19 anni abbraccia famiglia del donatore

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Maura Fontana in carrozzina con i familiari del donatore
Maura Fontana in carrozzina con i familiari del donatore
Maura Fontana in carrozzina con i familiari del donatore
Maura Fontana in carrozzina con i familiari del donatore

SCHIO. Una lettera aperta scritta al suo benefattore, all'uomo che quasi 20 anni fa le ha donato rene e pancreas regalandole una seconda vita. Il messaggio della scledense Maura Fontana, non affidato ad una bottiglia nel mare ma all'imprevedibilità di internet ha fatto il giro d'Italia e, quasi per caso, è arrivato esattamente dove doveva giungere. Alla famiglia di quell'uomo. Abbracci, lacrime e sorrisi. L'incontro della scorsa domenica è stato un vero e proprio concentrato di emozioni.  Fontana aveva deciso all'inizio di gennaio di condividere, a 19 anni di distanza, la vicenda che ha legato per sempre lei ed il suo “Giò”. Un giovane uomo scomparso troppo presto nella notte del 9 gennaio 1999 a Pavia. Quell'uomo che le ha salvato la vita donandole rene e pancreas. Dopo l'operazione, il risveglio. La sensazione di essere ancora viva data dal lembo di lenzuolo sulle labbra e la netta sensazione di avere qualcuno dentro di lei, il suo Giò. Il messaggio è potente e viaggia. Raggiunge prima gli organi d'informazione del “Niguarda”, poi un quotidiano del Pavese. L'articolo viene letto dalla famiglia di “Giò”, che in realtà è il poliziotto Salvatore Traina, nato a Catania ma in servizio a Pavia. Le emozioni in famiglia sono fortissime, ma la prima a decidere di rispondere è la figlia Muriel, che non sa esattamente come la prenderanno gli altri famigliari. Poi, uno scambio sempre più fitto di messaggi e telefonate fino all'incontro dell'alto giorno. 

Karl Zilliken

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