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Daspo in arrivo al nomade
ferito dai colpi di Mattielli

Blu Helt davanti ai resti della sua roulotte incendiata
Blu Helt davanti ai resti della sua roulotte incendiata
Blu Helt davanti ai resti della sua roulotte incendiata
Blu Helt davanti ai resti della sua roulotte incendiata

Proposto il “Daspo urbano” a Blu Helt, il nomade di 37 anni che nel giugno 2006 fu protagonista di un episodio che continua a far discutere a distanza di 11 anni.

LA STORIA. Helt è il capofamiglia sanzionato dalla pattuglia della polizia locale Alto vicentino durante i controlli di qualche giorno fa, perché sostava con la sua carovana lontano dalla sua residenza in via Pecori Giraldi a San Vito di Leguzzano, dove avrebbe dei problemi di convivenza con altri nomadi. Non più tardi del novembre scorso andò a fuoco la sua roulotte. Disse di essere stato vittima di un rogo accidentale ma il filmato di una telecamera, dove si vedeva chiaramente che era stato lui ad appiccare l’incendio, lo incastrò. Ma la sua storia è segnata da quanto accadde ad Arsiero il 13 giugno 2006, quando penetrò nel deposito del rottamaio Ermes Mattielli con un altro nomade, Cris Cari. E venne accolto da una gragnuola di colpi sparati dal fucile dell’artigiano, poi condannato anche ad un pesante risarcimento ed infine stroncato da un malore. Mattielli fu condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione e ad un risarcimento pari a 135 mila euro che non pagò a causa del suo improvviso decesso.

Ora Helt, che con Cari si beccò 4 mesi per il tentato furto, si trova nuovamente nell’occhio del ciclone: essendo stato più volte sanzionato è uno dei nomadi contro i quali potrebbe scattare il divieto di accesso nel territorio comunale per sei mesi. In merito deciderà il questore.

PARLA IL SINDACO. Discorso Helt a parte, il sindaco di San Vito di Leguzzano spiega perché ha voluto convocare a Schio i colleghi dei Comuni soci del Consorzio di polizia locale, proprio per parlare di gestione uniforme del problema - carovane. Santorso, Marano e Arsiero assicurano «piena continuità alla linea intrapresa e considerano il regolamento comunale «uno strumento valido ed efficace« ma confermano di avere chiesto di aprire un tavolo istituzionale per trovare equilibrio fra i vari punti di vista sulla questione nomadi», confermando perciò che vi sono visioni da calibrare.

«Premetto che non si tratta di un discorso politico di destra o sinistra - esordisce Umberto Poscoliero - C’è in paese un progetto di inserimento sociale che sta procedendo bene. Se una famiglia vuole cambiare vita noi ci siamo, altrimenti le regole vanno rispettate. Non posso far multare una signora che getta un sacco di immondizie dall’auto e viene filmata (episodio riportato dal nostro giornale ndr) e far finta di niente quando ci sono gli abbandoni di rifiuti da parte delle carovane».

ORE DI SERVIZIO. La convocazione di Poscoliero nasce da un dato di fatto: a San Vito le ore di servizio della polizia locale sono passate da 1400 a 1570 in un anno. «L’aumento è dovuto principalmente a parecchi interventi di sgombero nei confronti di famiglie di nomadi che risultano residenti in paesi limitrofi ma di cui mi sto facendo carico io. Se c’è collaborazione e uniformità di posizioni fra enti e ognuno si tenesse i suoi, una soluzione si troverebbe».

IL RISPETTO E LO SBERLEFFO. Il sindaco racconta poi un episodio recente ma sintomatico: una famiglia di nomadi viene multata per abbandono di rifiuti. Il capofamiglia gli si presenta davanti in municipio, prende la contravvenzione e gliela straccia in faccia: “Tanto non mi fai nulla”. «Così non posso accettarlo, mi sono sentito deriso. Cerco di essere superpartes ma voglio anche essere autorevole, nel rispetto di tutti i miei concittadini. E sono risoluto contro chi trasgredisce le norme». Poscoliero è chiaro: «Sono a favore dell’inclusione e contro i pregiudizi ma non deve passare il concetto di impunità». Riguardo ai possibili Daspo introdotti da una recente legge di Minniti, il commento è: «Sono favorevole ad azioni che siano più incisive. E questa potrebbe essere tale se elimina la possibilità che le carovane ritornino il giorno dopo l’allontanamento».

Mauro Sartori

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