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Alto vicentino

Cimitero islamico
Pronte mille firme
«Dateci il terreno»

Il recente rito di fine ramadan nel centro di preghiera di Malo. C.R.
Il recente rito di fine ramadan nel centro di preghiera di Malo. C.R.
Il recente rito di fine ramadan nel centro di preghiera di Malo. C.R.
Il recente rito di fine ramadan nel centro di preghiera di Malo. C.R.

Sul tavolo di cinque sindaci arriverà fra non molto una proposta che provocherà confronti e dibattiti nell’Alto vicentino: la richiesta, da parte della comunità islamica, di un cimitero a loro dedicato.

È in corso una petizione che ha raggiunto quota mille adesioni in meno di un mese ma punta a quota 2 mila, e che sarà consegnata ai primi cittadini di Schio, Malo, Thiene, Santorso e Piovene Rocchette.

«La laicità della legge italiana prevede la possibilità. per gli appartenenti a tutte le religioni, di essere sepolti secondo il proprio rito. Si chiede pertanto all’Amministrazione comunale la concessione di un terreno idoneo per la sepoltura delle salme di fede musulmana. L’obiettivo dell’integrazione non è certo raggiungibile attraverso i cimiteri. Tuttavia si tratta di un’importante dimostrazione di rispetto e attenzione».

La petizione, che si sviluppa in tre fogli, fa riferimento anche ai costi molto alti per il rimpatrio delle salme «perché sinora il nostro progetto di migranti era partire, lavorare e tornare in patria. Oggi ci sono molti ricongiungimenti familiari e i figli di chi muore sono spesso nati in Italia. Il rimpatrio, che già era problematico, ora non ha più significato».

Nell’Alto vicentino ci sono circa 7 mila fedeli islamici provenienti da vari paesi di fede islamica, soprattutto da Bangladesh, India, Pakistan.

Sebbene la richiesta sia partita dalla comunità musulmana di Schio, saranno interpellati anche i sindaci degli altri quttro Comuni.

La richiesta di avere un cimitero musulmano, spiega il responsabile della petizione Spiraz Sirazul, nasce da un’esigenza «che non si può più trascurare». Il riferimento è ae alle nascite che formano nuove famiglie qui in Italia. «Oggi è qui in Italia che cresce la seconda generazione di immigrati ed è qui che abbiamo bisogno di un luogo per la sepoltura dei nostri defunti» precisa Sirazul.

Nella città di Schio, dove vivono 1300 musulmani, si verificano in media 3 o 4 morti all’anno.

Finora i defunti sono stati rimpatriati in terra d’origine anche se il rimpatrio con spese onerose da sostenere. Innanzitutto richiede una colletta per pagare le spese del viaggio, che si aggirano intorno ai 4 mila euro, e che viene raccolta alla cerimonia funebre a cui i fedeli sono tenuti ad andare (la religione musulmana impone ai fedeli di partecipare a tutte le cerimonie funebri di cui sono a conoscenza).

In secondo luogo, il trasporto impone l’uso della bara di zinco che, una volta arrivata a destinazione, non potrà più essere riaperta in contrasto con quanto prescrive la tradizione musulmana cioè la sepoltura del corpo avvolto in un semplice sudario.

«Una deritualizzazione è di fatto imposta ai migranti, che non possono svolgere il rito tradizionale né in terra d’origine né in terra d’accoglienza – si legga nella petizione –. Questa situazione rende più rispondente alle necessità la soluzione di seppellire i propri cari in terra d’accoglienza anche per via del succedersi delle generazioni di immigrati».

Claudia Ruggiero

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