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San Vito di Leguzzano

Cacciato dal calcio
storico dirigente
«Era invadente»

Il cartello di protesta appeso al campo di calcio. COGO
Il cartello di protesta appeso al campo di calcio. COGO
Il cartello di protesta appeso al campo di calcio. COGO
Il cartello di protesta appeso al campo di calcio. COGO

Cacciato perché “ingombrante” dopo 40 anni di servizio alla squadra. Il segretario tuttofare Giovanni Penazzato protesta con un cartello appeso agli spogliatoi del suo amato campo di calcio. Succede a San Vito di Leguzzano, dove la fusione calcistica con la vicina Ca’ Trenta, frazione di Schio, particolare questo non trascurabile, ha visto la compagine “aggregata” stravince il campionato senza mai perdere un colpo.

Tuttavia, a pochi giorni dalla ripresa agonistica, la società presieduta dallo scledense Marcello Marchioro, si ritrova senza quello che è stato il faro societario per quasi mezzo secolo. Penazzato con un cartello appeso alla bacheca della società manifesta tutto il suo disappunto.

Il suo motto è “squadra che vince non si cambia”. Una regola che di solito vale per giocatori, allenatore e dirigenti ma non per il segretario.

Almeno così è successo a S. Vito dove, al termine di una stagione esaltante culminata con la promozione in Prima divisione e la conquista della coppa regionale da parte della formazione di calcio del Sanvitocatrenta, il presidente ha dato il benservito ad un segretario ritenuto troppo “ingombrante”.

La notizia ha fatto subito il giro del paese sollevando qualche perplessità ed i commenti si sono sprecati.

Del resto Penazzato, per tutti “Toni”, è una vera istituzione per il calcio sanvitese di cui è stato dal 1976 un autentico factotum.

Visti gli ottimi risultati ottenuti quest’anno dalla società bianco-rosso-viola ci si aspettava una riconferma in blocco di tutto lo staff; per questo l’invito al segretario a farsi da parte è una decisione destinata a lasciare strascichi e a sollevare polemiche.

«Già lo scorso anno avevo invitato Penazzato a dedicarsi solo alla segreteria e ad evitare di occuparsi di mansioni che non gli competevano anche perché questo avrebbe tolto del tempo prezioso al suo incarico – spiega il presidente Marcello Marchioro - . Con la fusione tra le due società sono arrivati dei dirigenti nuovi ad ognuno dei quali ho affidato il compito di seguire il proprio settore. Purtroppo il segretario si è intromesso in cose che non lo riguardavano e questo suo modo di fare, dettato da generosità senz’altro, ma ha provocato attriti per cui, ad un certo punto, sono stato costretto a mettere fine ad una situazione che era diventata insostenibile. Non posso che ringraziare Penazzato per quanto ha fatto in tutti questi anni, è una brava persona, ma quando si lavora in gruppo bisogna rispettare le regole».

«A questi livelli si parla di puro volontariato – interviene Gianni Sbalchiero, per 32 anni presidente del calcio San Vito -. Non ci sono professionisti e di conseguenza di errori se ne commettono tanti ma, una volta che si è discusso, se si vuole andare avanti si deve per forza trovare un accordo».

«Di sbagli - aggiunge - ne ho fatti tanti ma non ho mai agito da padre-padrone; a volte ci sono state delle divergenze ma siamo sempre riusciti a sistemare tutto senza mandare via nessuno. Per il bene del calcio non ho mai cercato l’interesse personale ed ho sempre ascoltato i consigli dei miei collaboratori; forse non è un caso se sono rimasto così a lungo alla guida della società».

Penazzato preferisce il no comment, ma per lui parla il cartello appeso: «Non si era mai verificato l’esonero di un segretario in 100 anni di storia calcistica sanvitese. È successo anche questo...».

Bruno Cogo

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