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Battaglia contro l’Ulss
«La dentiera non è mia»

Maddalena Elodia Sbabo, 75 anni, mostra la dentiera non sua. [FOTOGRAFO]E.CU.La Rsa “Muzan”, ex ospedale De Marchi di Malo. [FOTOGRAFO]FOTO CISCATO
Maddalena Elodia Sbabo, 75 anni, mostra la dentiera non sua. [FOTOGRAFO]E.CU.La Rsa “Muzan”, ex ospedale De Marchi di Malo. [FOTOGRAFO]FOTO CISCATO
Maddalena Elodia Sbabo, 75 anni, mostra la dentiera non sua. [FOTOGRAFO]E.CU.La Rsa “Muzan”, ex ospedale De Marchi di Malo. [FOTOGRAFO]FOTO CISCATO
Maddalena Elodia Sbabo, 75 anni, mostra la dentiera non sua. [FOTOGRAFO]E.CU.La Rsa “Muzan”, ex ospedale De Marchi di Malo. [FOTOGRAFO]FOTO CISCATO

Braccio di ferro per uno scambio di dentiera. Protagonisti della vicenda sono lo scledense Giuliano Pozzer e sua madre, Maddalena Elodia Sbabo, 75 anni, residente a Poleo. «Dopo un ricovero all’ospedale di Santorso è rimasta peri tre mesi all’Rsa “Muzan” di Malo - racconta - Ma quando è ritornata a casa aveva in bocca la dentiera di qualcun altro». Pozzer ha chiesto il rimborso della protesi, pari a 1.400 euro. Ma nel rimpallo di responsabilità tra la casa di ricovero e l’Ulss, la risposta che ha ricevuto dare è solo una: «Non potete provare che siamo stati noi». Così si sono rivolti al Tribunale del malato.

Sbabo nell’aprile del 2016 è stata ricoverata nel reparto ortopedia dell’ospedale Alto Vicentino per la riduzione di una frattura ad una gamb. Quando è stata dimessa, in maggio, i familiari non potendo tenerla con loro in casa hanno deciso di farla ricoverare all’Ipab “Muzan” del Comune di Malo, ad un costo di 70 euro al giorno. Lì è rimasta fino al 25 luglio, senza potersi spostare dal letto con un ricovero intermedio all’ospedale per una complicanzaa. «Quando mangiava con la dentiera lamentava dolore alle gengive, ma non ci davamo peso perché non era ancora del tutto in sé, dall’altra ci era stato detto che poteva essere un fastidio temporaneo».

Dopo il ritorno a casa, però, la pensionata non smetteva di lamentarsi. Il figlio quindi in novembre l’ha portata a farla visitare dal dentista. Il quale osservando la protesi ha rilevato che la metà inferiore non poteva essere la sua, visto che non solo non aderiva bene alle gengive, ma non combaciava nemmeno con l’altra metà. Indossandola, quindi, la donna si era procurata una dolorosa irritazione alle gengive. Pozzer ha quindi fatto due più due: il personale dell’Rsa addetto al collocamento e al ritiro della protesi doveva averla erroneamente sostituita.

Ha quindi scritto una lettera alla casa di ricovero per riavere la sua protesi, o farsela risarcire, visto che sua madre ha dovuto farsene fare subito una di nuova pagando di tasca propria. Dalla casa di ricovero casa di riposo hanno risposto però che «non sussistono gli elementi a supporto della sua tesi che ci aconsentano di accollarci tale onere», dicendo che le protesi della pensionata erano già inadeguate al suo arrivo, che le altre compagne di stanza non avevano dentiere e che l’eventale sostituzione potrebbe essere avvenuta in ospedale.

«Non è vero - replica Sbabo - C’era un’altra donna con la dentiera nella sua stanza, ma a quanto ci risulta è deceduta poco dopo la dimissione. Una volta le abbiamo trovato addosso abbigliamento da uomo: e adesso ci vengono a dire che non possono essersi sbagliati?». Ma non vogliono pagare di tasca loro l’errore di qualcun altro. Così hanno inviato una infuocata richiesta di risarcimento anche all’Ulss. Ma la risposta è stata ancora più lapidaria: «Non si evince un coinvolgimento di questa azienda sanitaria. Quindi la sua domanda non può essere presa in considerazione». Pozzer e sua madre però non intendono fermarsi e si sono rivolti al Tribunale del malato.

Elia Cucovaz

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