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Schio

Ai “profughi”
tutti italiani
ci pensa Bakhita

I ragazzi della Casa Bakhita mentre aggiustano le bici. DAL CEREDO
I ragazzi della Casa Bakhita mentre aggiustano le bici. DAL CEREDO
I ragazzi della Casa Bakhita mentre aggiustano le bici. DAL CEREDO
I ragazzi della Casa Bakhita mentre aggiustano le bici. DAL CEREDO

I senza tetto sono italiani di mezza età, disoccupati e distanti da famiglia o amici. É questo il profilo emerso dai dati di Casa Bakhita, che conferma una maggior continuità di presenze di italiani: sono loro a bussare più spesso alla porta della casa d'accoglienza per chiedere un letto per la notte (75%).

Cambiano le Amministrazioni, ma a Casa Bakhita resta la cooperativa Samarcanda, che ancora una volta si è riconfermata, attraverso apposito bando pubblico da un milione di euro, come baluardo dell'accoglienza in città. Come accaduto fin dall'apertura della struttura nel 2008, anche per i prossimi quattro anni lo staff di psicologi, assistenti sociali, operatori e volontari offrirà assistenza alla variegata umanità locale che si ritrova in difficili condizioni economico-sociali e chiede un posto letto notturno o pasti caldi. Dalle badanti rimaste senza casa, ai disagiati con problemi di alcol o tossicodipendenza, dagli italiani ed extracomunitari disoccupati alle persone con disturbi relazionali. Tutti condividono i problemi del disagio sociale, dell'inoccupazione lavorativa e dell'assenza di un'adeguata rete familiare di sostegno. Persone che alternano le notti nella casa d'accoglienza a quelle nelle crepe della città, all'addiaccio nei parchi pubblici o dentro le case abbandonate, con una discrezione che spesso li fa passare inosservati. Nel 2015 sono state accolte 88 persone, di cui 66 maschi e 22 femmine. Di questi 40 sono italiani, per i quali si registrano delle permanenze più prolungate (in media 14 ospiti a notte, in leggero calo rispetto al 2014). Casa Bakhita ha erogato 8287 pasti (in media 22 al giorno) con una leggerissima flessione rispetto al 2014. Per tutti, salvo casi particolari, il pranzo costa 1 euro: azione messa in campo per evitare derive assistenzialistiche. Le cene, riservate agli ospiti accolti in casa, sono state 3611. È proseguito il laboratorio di ricerca attiva del lavoro che ha offerto percorsi di accompagnamento a 35 ospiti. Organizzati corsi, anche con percorsi individuali, di lingua italiana, lingua inglese, cucina, informatica di base e di cura dell’orto. Sono stati inoltre realizzati laboratori di socializzazione e recupero delle motivazioni personali, dalle gite nel territorio alla scrittura e letteratura, al cineforum, all’arte.

Silvia Dal Ceredo

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