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Piovene Rocchette

A 18 anni è un vero
cultore del latino
Premio nazionale

Il piovenese Francesco Grotto, premiato ieri a Roma. DAL CEREDO
Il piovenese Francesco Grotto, premiato ieri a Roma. DAL CEREDO
Il piovenese Francesco Grotto, premiato ieri a Roma. DAL CEREDO
Il piovenese Francesco Grotto, premiato ieri a Roma. DAL CEREDO

A 18 anni è un vero cultore del latino, che considera tutt’altro che una lingua morta, tanto da farlo diventare un campione, per la gioia della sua scuola. Podio nazionale per il piovenese Francesco Grotto, studente di quinta del liceo classico “G. Zanella” che venerdì è andato a Roma per ritirare il premio nell’ambito del concorso “5° Certamen di poesia latina V. Tantucci” indetto dall’Accademia italiana di poesia. Non la solita “versione” quindi, ma un vero e proprio atto creativo in chiave poetica, quest’anno incentrato sul tema “Mediterraneo: crocevia di culture, sofferenza dei profughi, compianto. Quali sfide per il nostro futuro?”. Grotto si è guadagnato un secondo posto ex aequo con la composizione “In naufragi sepulchrum”.

Da dove nasce questa innata passione per il latino?

«Mi ha sempre attirato. Per me il latino è quasi una lingua familiare: fin da piccolo l’ho sentito parlare in casa perché i miei genitori sono musicisti e in particolare mia mamma, direttrice di coro, intonava in casa brani di letteratura musicale antica».

Quante ore dedica alla settimana allo studio di questa lingua?

«In realtà non tantissime. Direi che è una cosa che mi viene naturale e che mi piace molto, quindi non mi pesa affatto».

Oltre allo studio di tipo scolastico, nel tempo libero affianca altre letture in latino?

«Sì, in particolare la poesia con autori come Orazio e Virgilio, ma mi interessano molto anche gli autori della letteratura cristiana come Sant’Agostino».

Anche per il concorso si è cimentato con la poesia. Cosa ha proposto?

«Un breve poemetto in forma di epitaffio dedicato ad uno sconosciuto. Mi sono ispirato al cimitero dei “senza nome” di Lampedusa che mi aveva molto colpito. Nella mia poesia ho cercato di trasmettere un messaggio di umanità inscritto nel contesto del Mediterraneo, che nel corso dei secoli ne ha viste di ogni sorta».

Un diciottenne ha sicuramente vari interessi. Oltre al latino, cosa le piace?

«La musica. Studio pianoforte da quando avevo sette anni e in futuro mi piacerebbe studiare composizione. Inoltre faccio parte del coro maschile Coenobium Vocale di Piovene. Da ascoltare preferisco quasi sempre la musica classica, ma mi piacciono cantautori italiani come De Andrè, Fossati o Guccini».

E altri passatempi come calcio o videogiochi, molto gettonati tra i suoi coetanei?

«Seguo sempre la nazionale per spirito patriottico, ma per il resto il calcio non mi ha mai attirato. Idem per le console, ci giocavo quando ero piccolo».

Anche lei uscirà al sabato sera. Qual è il suo concetto di far festa?

«Beh certo, mi piace molto uscire con gli amici a divertirmi. Solo che preferisco i posti in cui ci si può parlare e ascoltarsi, tendo a evitare la calca dei maxi concerti o della discoteca».

Cosa dice a quelli che considerano il latino una lingua morta?

«Morta solo apparentemente. E la poesia stessa rappresenta un momento creativo in cui si può dimostrare l'attualità della lingua latina».

A breve affronterà la maturità. Con quale media si presenterà? Timori?

«La media non è ancora definita. L’anno scorso ho finito la quarta con una media del 9 circa. Per gli esami ci sarà da studiare molto, ma mi sento abbastanza tranquillo».

E quest’estate? Vacanza premio?

«Qualche giorno di riposo non me lo leva nessuno. Poi però dovrò subito mettermi a studiare in vista degli esami d’ingresso per le università a numero chiuso. Per scaramanzia preferisco non rivelare quale sede.».

Silvia Dal Ceredo

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