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Verso l’unità pastorale Parrocchie in subbuglio

La chiesa di San Paolo di Alte. La fusione con questa parrocchia è quella che preoccupa di più. ARCHIVIO
La chiesa di San Paolo di Alte. La fusione con questa parrocchia è quella che preoccupa di più. ARCHIVIO
La chiesa di San Paolo di Alte. La fusione con questa parrocchia è quella che preoccupa di più. ARCHIVIO
La chiesa di San Paolo di Alte. La fusione con questa parrocchia è quella che preoccupa di più. ARCHIVIO

A Montecchio Maggiore arriva l’unità pastorale. Da metà settembre le tre parrocchie del Duomo di Santa Maria e San Vitale, di San Pietro e di San Paolo ad Alte Ceccato saranno riunite. E arriveranno un nuovo parroco moderatore e due nuovi sacerdoti. Il che significa che i tre attuali parroci, don Guido Lovato per il Duomo, don Paolo Facchin per San Pietro e don Guido Bottega per la chiesa di Alte, saranno trasferiti verso nuove destinazioni. La nuova unità pastorale conterà, in totale, oltre 20 mila fedeli. L’annuncio è stato dato dai tre sacerdoti durante la celebrazione delle messe, annunciando la riorganizzazione prevista dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol. All’interno dell’unità pastorale non è compresa la quarta parrocchia della città, cioè Santa Maria Immacolata dei padri giuseppini che si trova in zona Valle. Qualche giorno fa, inoltre, il vicario generale, mons. Lorenzo Zaupa, ha incontrato i consigli pastorali delle tre parrocchie per illustrare i dettagli del provvedimento, ma ancora non si conoscono i nomi dei sacerdoti che arriveranno. Durante la serata sono emerse diverse preoccupazioni per il nuovo assetto che prenderà corpo dopo l’estate. I timori riguardano non solo la vastità dei territori di competenza delle tre chiese, che vanno dalla zona ospedale fino ad Alte Ceccato e dal Polisportivo fino a via Cordellina, ma anche le diverse realtà delle tre zone che sono anime ben distinte. La preoccupazione maggiore è stata espressa dai rappresentanti della parrocchia di Alte, da sempre un territorio differente dal resto della città. Alte oggi conta circa novemila residenti e da decenni è una realtà multietnica, dove la presenza di non italiani è in percentuale maggiore rispetto agli altri quartieri. Diversa anche la storia che contraddistingue le tre zone: se infatti il Duomo e San Pietro sono presenti fin dalle origini della città castellana, Alte venne fondata negli anni Cinquanta. Nel corso della riunione, pur capendo che il futuro apparterrà all’unione pastorale, sono state avanzate delle soluzioni che porterebbero sempre all’unificazione ma più cadenzate nel tempo e non nel giro di pochi mesi. «Attualmente ci sono diverse iniziative che vengono organizzate in comune fra la parrocchia di San Pietro e quella di San Paolo – hanno fatto presente alcuni cittadini – quindi le basi dell’unità pastorale ci sono già, non è certo questione di campanili, anzi. Solo sarebbe necessario più tempo per costruire il tutto in modo che le tre comunità siano davvero unite. Ci auguriamo che la curia ascolti e capisca». Dello stesso tenore una lettera arrivata al nostro Giornale da un montecchiano che propone di fare un passo alla volta. «Intanto creare due unità pastorali con parrocchie affini come San Paolo e San Pietro e poi San Vitale e padri Giuseppini. Queste scelte calate dall’alto rischiano di incentivare una disaffezione già diffusa: ad Arzignano l’unità pastorale ha portato a un calo del 30 per cento alle messe». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella Fadda

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