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«Tav, due cave per la ghiaia del cantiere»

Proseguono alacremente  i lavori sul cantiere della Superstrada Pedemontana Veneta: la ghiaia si potrebbe prendere qui secondo i sindaci La zona della Gualda, dove dovrebbe sorgere la cava prevista su Montecchio. FOTOSERVIZIO MASSIGNANIl tracciato della Tav nel tragitto Vicenza-Montecchio-Montebello
Proseguono alacremente i lavori sul cantiere della Superstrada Pedemontana Veneta: la ghiaia si potrebbe prendere qui secondo i sindaci La zona della Gualda, dove dovrebbe sorgere la cava prevista su Montecchio. FOTOSERVIZIO MASSIGNANIl tracciato della Tav nel tragitto Vicenza-Montecchio-Montebello
Proseguono alacremente  i lavori sul cantiere della Superstrada Pedemontana Veneta: la ghiaia si potrebbe prendere qui secondo i sindaci La zona della Gualda, dove dovrebbe sorgere la cava prevista su Montecchio. FOTOSERVIZIO MASSIGNANIl tracciato della Tav nel tragitto Vicenza-Montecchio-Montebello
Proseguono alacremente i lavori sul cantiere della Superstrada Pedemontana Veneta: la ghiaia si potrebbe prendere qui secondo i sindaci La zona della Gualda, dove dovrebbe sorgere la cava prevista su Montecchio. FOTOSERVIZIO MASSIGNANIl tracciato della Tav nel tragitto Vicenza-Montecchio-Montebello

Due cave, vicinissime tra loro, una sul territorio di Montecchio Maggiore e l’altra a Montebello, per estrarre la ghiaia da utilizzare per costruire il tratto di linea ferroviaria Alta velocità/Alta capacità che va da Verona sino alle porte di Vicenza. Rientrano nella progettazione eseguita da Iricav2. Cave di ripristino, la terminologia esatta: una volta svolto il loro compito saranno riempite riportando il luogo alle condizioni originarie. Ma un’ulteriore ferita a un’area già assediata da grandi opere, vedi il nuovo casello autostradale, le nuove stazioni ferroviarie previste a Montechio e Montebello, la bretella di collegamento tra le provinciali di Recoaro e del Melaro, e soprattutto la Superstrada Pedemontana. Sia Montecchio che Montebello si oppongono.

«Stiamo correndo evitare questo nuovo squarcio nel nostro territorio - annuncia il vice sindaco di Montecchio Gianluca Peripoli -. Della necessità di due cave l’abbiamo appreso la scorsa settimana quando, assieme al sindaco Milena Cecchetto e al dirigente Francesco Manelli, abbiamo partecipato a Venezia ad una riunione che illustrava il progetto della tratta che attraverserà il nostro territorio. Per realizzare il primo lotto, hanno detto che occorreranno 4.2 milioni di metri cubi di ghiaia da reperire con l’apertura di alcune cave di ripristino. Tra i siti individuati c’è la zona della Gualda, con l’attivazione di due cave, una a Montebello e l’altra a Montecchio».

Sindaco e assessore si sono subito attivati alla ricerca di una soluzione. «Abbiamo interessato gli assessori regionali competenti – aggiunge Peripoli - manifestando la nostra contrarietà di concerto con il sindaco di Montebello. Domani (oggi per chi legge) torneremo a Venezia per discuterne nuovamente con assessori e uffici regionali: alla riunione, oltre a Montebello, parteciperà la Provincia di Vicenza. La stessa questione, ma per il tratto Brescia-Verona della Tav, è già stata affrontata dall’assessore Elisa De Berti: la Regione Veneto, piuttosto che aprire nuove cave, propone di utilizzare le molte presenti in Veneto, magari quelle attualmente sotto utilizzate per la crisi che ha colpito l'edilizia. In alternativa chiederemo se sia possibile utilizzare la ghiaia che si estrarrà con l’ampliamento del bacino di laminazione di Montebello o quello di Trissino: in questo caso è da valutare se i tempi coincideranno. Siamo fiduciosi di arrivare ad un accordo. Dopo la riunione di oggi ne è prevista un’altra la prossima settima con la presenza di Rfi».

Sulla stessa linea Dino Magnabosco. «Sapevamo della cava – ammette il sindaco di Montebello – sarebbe un’ulteriore profonda ferita. È ancora da verificare se la ghiaia della campagna Gualda è del tipo adatto per essere utilizzata nella costruzione della Tav. Ho ribadito, e continuerò a farlo, la nostra contrarietà. Come per il previsto campo base per 230 persone, tra operai e tecnici, su un’area di circa 290 mila metri quadrati, 140 mila dei quali destinati ad attività di armamento, previsto su un’area agricola di pregio in parte occupata da vitigno, ormai l’unica area agricola, tra ferrovia e autostrada, rimasta intatta a Montebello. Anche questa soluzione è improponibile. Difficile dopo l’utilizzo (serviranno tra l’altro lavori di posa per tutti i sottoservizi) e nonostante la bonifica prevista che possa ritornare ancora ad uso agricolo: il campo da lì va spostato».

Giorgio Zordan

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