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Soldati inglesi dimenticati Gli alpini adottano le tombe

Gli alpini durante la commemorazione alle due tombe inglesi.  FADDAAlcuni militari inglesi di stanza a villa Cordellina.   ARCHIVIO STORICO ZANNI
Gli alpini durante la commemorazione alle due tombe inglesi. FADDAAlcuni militari inglesi di stanza a villa Cordellina. ARCHIVIO STORICO ZANNI
Gli alpini durante la commemorazione alle due tombe inglesi.  FADDAAlcuni militari inglesi di stanza a villa Cordellina.   ARCHIVIO STORICO ZANNI
Gli alpini durante la commemorazione alle due tombe inglesi. FADDAAlcuni militari inglesi di stanza a villa Cordellina. ARCHIVIO STORICO ZANNI

Gli alpini di Alte Ceccato adottano due soldati inglesi morti durante la Grande Guerra. Le penne nere hanno restaurato le loro tombe e ogni anno li onorano. Joseph Styles ed Ernest Reason riposano nel cimitero di Montecchio Maggiore da 100 anni ma di loro, della loro storia, si sa davvero poco. Styles morì l’11 aprile 1918 a 42 anni e faceva parte del reggimento del Gloucestershire mentre Reason, che era stato arruolato nella Royal Army Service Corps, morì a 35 anni il 14 gennaio 1919. «Dalle poche informazioni che abbiamo – spiega il capogruppo degli alpini di Alte, Giovanni Cinquetti – pare siano deceduti a causa di un incidente o in una situazione simile, ma non in combattimento». In occasione del centenario della Grande Guerra le penne nere hanno quindi deciso di prendersi cura delle due tombe. «Abbiamo scritto all’ambasciata britannica e al consolato inglese – prosegue –. Poi anche alla regina Elisabetta, inviando una lettera a Buckingham palace. Volevamo informarli che a Montecchio Maggiore erano sepolti due loro soldati così da avvisare, anche a distanza di tutto questo tempo, le loro famiglie informandole del luogo esatto della tumulazione. Abbiamo pure chiesto il permesso di poterci prendere cura delle loro tombe e onorarli». Ma non è arrivata alcuna risposta e così, in accordo col Comune, il gruppo di Alte ha deciso di procedere e ripristinare le sepolture. Davanti è stata posata una piccola targa con la scritta “100° anniversario della Prima Guerra Mondiale – Un fiore per ricordare coloro che hanno sacrificato il bene supremo della vita per la nostra Patria”. Le truppe inglesi arrivarono a Montecchio Maggiore agli inizi del 1918, forse anche prima. Il motivo è spiegato da Stefano Guderzo, curatore del museo delle Forze Armate: «A seguito della sconfitta di Caporetto, nell’autunno del 1917, e della conseguente avanzata austro-tedesca nel Friuli e nel Veneto orientale, gli alleati anglo-francesi, temendo un crollo del fronte italiano, organizzarono velocemente l’invio di due corpi di spedizione, uno francese ed uno britannico, che combatterono anche sull’Altopiano di Asiago. L’obiettivo era quello di formare una linea di difesa qualora le ultime resistenze italiane fossero crollate. Di fatto il Piave tenne, con grande sorpresa alleata». Nelle zone di retrovia come Montecchio, Trissino e l’Alto Vicentino, gli inglesi erano presenti con numerosi presidi, comandi logistici, stazioni di collegamento e reparti di cavalleria. «Nel caso particolare di Montecchio molti soldati vennero alloggiati nelle case dei montecchiani – prosegue – soprattutto nel quartiere di San Pietro. Negli archivi del museo, infatti, conserviamo una mappa dettagliata, scritta in inglese, con le diverse indicazioni». Ma un mistero rimane irrisolto: nonostante nel Vicentino ci siano sette cimiteri militari britannici - cinque nell’Altopiano, uno a Montecchio Precalcino e uno a Dueville - Reason e Styles sono rimasti a Montecchio a riposare per sempre. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella Fadda

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