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San Pietro soffre
Negozi chiusi
e caos viabilità

Molti auspicano il recupero di villa Fin Schiavo. FOTOSERVIZIO MASSIGNANTanti i negozi chiusi in corso Matteotti, un tempo il salotto del centro
Molti auspicano il recupero di villa Fin Schiavo. FOTOSERVIZIO MASSIGNANTanti i negozi chiusi in corso Matteotti, un tempo il salotto del centro
Molti auspicano il recupero di villa Fin Schiavo. FOTOSERVIZIO MASSIGNANTanti i negozi chiusi in corso Matteotti, un tempo il salotto del centro
Molti auspicano il recupero di villa Fin Schiavo. FOTOSERVIZIO MASSIGNANTanti i negozi chiusi in corso Matteotti, un tempo il salotto del centro

Viabilità, negozi di vicinato, recupero delle antiche abitazioni e villa Fin-Schiavo. Per il quartiere di San Pietro, circa 7 mila abitanti, sono queste le tematiche che stanno più a cuore ai cittadini. San Pietro è una delle zone più antiche della città e una delle sue strade, via Matteotti che poi diventa via Lombardi, rappresenta uno degli ingressi di Montecchio.

Proprio la viabilità in via Matteotti, secondo i residenti, sarebbe in parte da rivedere. «Si creano lunghe colonne – afferma Pierangelo Carretta, ex consigliere comunale – in particolare in concomitanza con l’apertura e la chiusura di uffici e fabbriche. Ad esempio vicino all’incrocio con via vescovo Carlassare dal momento che le auto che devono svoltare a sinistra bloccano tutto il traffico e devono attendere il passaggio dei veicoli dall’altra parte per poter immettersi nella strada». La proposta è quindi di rendere via Carlassare a senso unico con obbligo di svolta a destra per chi si deve immettere in via Matteotti.

Un’altra questione evidenziata dai cittadini riguarda la chiusura dei negozi. «Una volta avevamo un piccolo supermercato all’angolo con via Tecchio – spiegano – ma è stato chiuso da anni. Ora dobbiamo per forza prendere l’auto e andare a San Vitale o Alte». Chiusura che si nota soprattutto in quello che era il salotto della città, via Matteotti. Una volta, infatti, con la piazza del centro storico il corso era la mèta dei castellani. «Una volta c’erano tanti negozi – osserva Giancarlo Caichiolo – poi man mano sono stati chiusi. Alcuni rimangono, e ne siamo contenti, ma è un vero peccato vedere tante serrande abbassate». «Occorre incentivare l’apertura dei piccoli negozi, quelli di vicinato – aggiunge Francesco Tomasi – che trovi a pochi passi da casa e non hai necessità di prendere l’auto. Così si crea movimento e le persone escono di casa e vivono il quartiere».

Nella liste delle possibili migliorie e richieste ci sono anche interventi che riguardano le abitazioni storiche e ormai disabitate da anni magari con incentivi ai privati per ristrutturazioni e anche palazzo Fin Schiavo, una volta di proprietà della famiglia dello storico Remo Schiavo e acquistata dal Comune negli Anni ’60. «È uno dei simboli della nostra città insieme con i castelli e villa Cordellina – concludono – sarebbe un peccato non recuperarla e magari riaprirla al pubblico».

Antonella Fadda

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