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Montecchio

L'addio a Silvia
«Sei sempre stata
il nostro supereroe»

Il feretro all’uscita della chiesa di San Paolo di Alte dove familiari e amici hanno detto addio a Silvia. G.Z.
Il feretro all’uscita della chiesa di San Paolo di Alte dove familiari e amici hanno detto addio a Silvia. G.Z.
Il feretro all’uscita della chiesa di San Paolo di Alte dove familiari e amici hanno detto addio a Silvia. G.Z.
Il feretro all’uscita della chiesa di San Paolo di Alte dove familiari e amici hanno detto addio a Silvia. G.Z.

MONTECCHIO. Chiesa di San Paolo ad Alte colma di gente ieri mattina per dare l’ultimo saluto a Silvia Sgaggio, scomparsa a 40 anni dopo aver lottato a lungo contro una malattia che alla fine ha avuto la meglio. C’erano i famigliari, gli amici ed i conoscenti del quartiere dove è cresciuta, quelli con cui aveva legato a Bassano dove si era trasferita nel 2007 dopo il matrimonio, i compagni di classe del liceo.

Silvia, imprenditrice nell'azienda di famiglia che ha sede ad Altavilla si è ammalata tre mesi dopo le nozze. «Il male è partito dal seno - ha raccontato il marito Andrea Pengo, contitolare dell’omonima azienda di casalinghi bassanese - poi si è diffuso e lo abbiamo sconfitto tante volte. Silvia aveva una forza incredibile. Il male non è mai riuscito a portarci via la nostra quotidianità. Aveva talmente tanto coraggio che anche gli altri pazienti dell'ospedale volevano starle vicino per assorbire la sua gioia di vivere».

Don Guido, dopo aver parlato di resurrezione ha concluso citando la preghiera di Sant’Agostino. In tanti hanno ricordato Silvia nel corso della celebrazione. «Resterai nel nostro cuore - ha detto il fratello Simone -. I supereroi non si trovano solo nei film ma sono anche in mezzo a noi. E tu lo eri. I nostri genitori sono minuti, in realtà sono dei leoni. Mio cognato è un grand’uomo. La vita sa essere difficile ma con le persone giuste accanto a noi è ugualmente bellissima».

Parole affettuose sono arrivate dagli amici. «Sei stata una persona straordinaria. Eri solare, decisa, una che lascia il segno. È stato un privilegio averti accanto. Diceva: “dovessi rivivere dieci volte chiederei la stessa malattia, perché ho avuto modo di conoscere persone meravigliose”». Il saluto dei compagni di liceo è stato fatto con la lettura dell’appello della 5B del Boscardin.

Giorgio Zordan

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