<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Ai domiciliari, sfrattato «Portatemi in carcere»

La sicurezza di una cella preferita all’incognita di uno sfratto. ARCHIVIOIl giovane  si è presentato alla caserma dei carabinieri di Montecchio
La sicurezza di una cella preferita all’incognita di uno sfratto. ARCHIVIOIl giovane si è presentato alla caserma dei carabinieri di Montecchio
La sicurezza di una cella preferita all’incognita di uno sfratto. ARCHIVIOIl giovane  si è presentato alla caserma dei carabinieri di Montecchio
La sicurezza di una cella preferita all’incognita di uno sfratto. ARCHIVIOIl giovane si è presentato alla caserma dei carabinieri di Montecchio

Dai domiciliari al carcere. Non per scelta, ma per necessità. Perché la crisi economica che strangola le famiglie può far perdere pure la casa. Perché, se si rimane senza lavoro, non si hanno più soldi per pagare l’affitto e si rischia lo sfratto. Come potrebbe accadere a breve ad Albano Hajdaraj, ventenne albanese, residente a Montecchio, che sta scontando una condanna definitiva per spaccio nell’abitazione della fidanzata. Lei, però, ha perso il proprio lavoro. E così lui ha telefonato ai carabinieri, spiegando di dover tornare dietro le sbarre per forza. Dopodiché, credendo che bastasse aver formalizzato la richiesta, ha fatto le valige e si è presentato in caserma dove è finito in manette con l’accusa di evasione. Il giudice, però, non ha convalidato l’arresto e lo ha assolto. Hajdaraj dovrà dunque aspettare che si pronunci il tribunale di sorveglianza prima di poter tornare dietro le sbarre della cella di un penitenziario. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, lo straniero sta scontando una condanna, passata in giudicato, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Dopo il pronunciamento del giudice ha ottenuto il beneficio di poter rimanere nell’abitazione della compagna, ma recentemente la situazione economica della coppia si sarebbe aggravata. Come spesso accade quando si fatica ad arrivare alla fine del mese, le difficoltà avrebbero finito per incidere negativamente anche sulla relazione affettiva. E così, venerdì pomeriggio, Hajdaraj avrebbe preso il cellulare per telefonare al 112 con l’obiettivo di mettere al corrente i militari di Montecchio della sua situazione. Il giovane ha spiegato che non poteva più rimanere tra quelle quattro mura, perché a giorni sarebbe arrivato lo sfratto esecutivo. A quel punto, lui e la sua fidanzata avrebbero dovuto lasciare l’abitazione. La centrale operativa ha quindi inviato a casa dello straniero una pattuglia. L’equipaggio ha messo nero su bianco la richiesta di Hajdaraj e, una volta tornato in caserma, ha inviato immediatamente la segnalazione al tribunale di sorveglianza che dovrà emettere il provvedimento di passaggio dai domiciliari al carcere. Qualche ora più tardi, non conoscendo le tempistiche e credendo che bastasse aver comunicato le proprie intenzioni per considerare conclusa la pratica, il detenuto è uscito di casa e si è presentato in caserma con i propri bagagli. Pur conoscendo la situazione, a quel punto ai carabinieri non è rimasto altro da fare che applicare la legge: tecnicamente Hajdaraj era evaso ed è stato quindi arrestato con quell’accusa. Ieri mattina, l’imputato si è presentato in tribunale per il processo per direttissima. A difenderlo c’era l’avvocato Raffaela Di Paolo, che ha chiesto l’assoluzione del proprio assistito. La procura, invece, pretendeva che venisse condannato a 5 mesi e 10 giorni di reclusione. Il giudice Chiara Cuzzi, dopo essersi ritirata in camera di consiglio, ha deciso di dare ragione alla difesa: non ha convalidato l’arresto e ha assolto il giovane albanese perché non c’era il dolo. Per andare in carcere, dunque, Hajdaraj dovrà aspettare ancora. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Valentino Gonzato

Suggerimenti