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A rischio l’antica colonna che custodisce il passato

L’antica colonna coperta di rovi e puntellata perchè pericolante.  A.F.
L’antica colonna coperta di rovi e puntellata perchè pericolante. A.F.
L’antica colonna coperta di rovi e puntellata perchè pericolante.  A.F.
L’antica colonna coperta di rovi e puntellata perchè pericolante. A.F.

Rischia di crollare il pilastro del Cinquecento che racconta la storia di Montecchio. Circondato da erbacce e avvolto da rovi, puntellato da un tubo di ferro e abbandonato a sé stesso. Così appare il pilastro di casa Danese, che si trova in un terreno adiacente a villa Cordellina in via Lovara, e acquistato dalla Provincia diversi anni fa.

Una volta la colonna, realizzata in pietra di Montecchio, reggeva un porticato risalente, secondo gli esperti, al periodo cinquecentesco. L’abitazione, e quindi anche la colonna, sarebbe stata realizzata dalla famiglia Zanovello proprio nel XVI secolo e poi, tempo dopo, venduta ai Danese. Oggi il porticato non esiste più, probabilmente è crollato da diverso tempo, e la stessa colonna è pericolante e in balia delle intemperie e dell’inquinamento.

Un vero peccato dal momento che riveste un grande interesse storico, e non solo, per la città castellana. Sui lati infatti sono state incise delle date e delle scritte che testimoniano la vita, e gli avvenimenti, di quel piccolo borgo che era Montecchio dal 1509 al 1747. Importanza sottolineata anche dagli storici Remo Schiavo, Vincenzo Roetta e Nevio Zanni i quali hanno dedicato alla costruzione alcune pagine nelle loro opere sulla storia castellana.

Nella facciata nord si legge in successione: “Qua fu 1508 guerra fin 1514; 1511 carestia e peste; 1539 fin 1563 penuria; 1575 peste e carestia; 1589- 1590 carestia; 16-9 carestia; 1630 peste; 16-9 penuria”. Più sotto è scritto: “Sino 1706 passaggio de todeschi (per) Milano; fredo orido fa morire molte persone; in campagna le vigne (data illeggibile); peste e carestia e mortalità; 1711 peste nei bovi (scritte illeggibili); 1735 fu passagio dei francesi; 1747 mortalità nei bovi”. Nella facciata est, invece, vennero incise poche righe: “1595 Bortolamio; 1695 Angelo Zannovelli P.P.”.

Tutte note ridotte all’essenziale e non è chiaro se a inciderle fosse stato un solo autore o diversi dal momento che alcune parole sono vergate con una sorta di grafia elegante altre più rozza.

Non si sa neanche il motivo per cui improvvisamente le scritte si interrompano. Vincenzo Roetta ha avanzato, a questo proposito, diverse ipotesi: «Non si sa se per stanchezza dell’autore di fronte a tanta desolazione – afferma nel suo volume “Montecchio Maggiore attraverso i secoli” - o per animo affranto di chi si era trovato ad annotare anche la morte di familiari e amici o ancora perché il contagio aveva colpito lo stesso compilatore».

Quel che è certo è che si tratta di testimonianze preziose che aiutano a far capire e ricostruire il quadro generale storico dell’epoca e che addirittura abbraccia due secoli terribili per la piana castellana che venne ripetutamente colpita da carestia e peste. Oggi la colonna rischia di crollare e ridurre in polvere un tassello storico importante.

Antonella Fadda

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