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È lotta tra i sindaci sul punto nascite

L’incontro dei sindaci per ribadire il loro “sì” ai reparti accorpati. A.MAS.
L’incontro dei sindaci per ribadire il loro “sì” ai reparti accorpati. A.MAS.
L’incontro dei sindaci per ribadire il loro “sì” ai reparti accorpati. A.MAS.
L’incontro dei sindaci per ribadire il loro “sì” ai reparti accorpati. A.MAS.

I primi cittadini dell’ovest vicentino sfiduciano, per ora a parole, il presidente della Conferenza dei sindaci Ulss 5. E ribadiscono la necessità di un accorpamento temporaneo dei reparti, in modo particolare di ostetricia-ginecologia e ortopedia, per consentire i lavoro del nuovo polo ospedaliero di Montecchio e conservare gli standard elevati di sicurezza ed efficienza dei reparti stessi. Nell’interesse della popolazione.

Per il momento si tratta di una sfiducia simbolica nei confronti del presidente della Conferenza, Martino Montagna, a sua volta sindaco di Cornedo, ma probabilmente verrà ratificata alla prossima assemblea dei primi cittadini dell’Ovest.

Quel che è certo che i segnali ci sono tutti e che i 15 sindaci di Arzignano, Montecchio, Chiampo, Montebello, Lonigo, Grancona, Alonte, Brendola, Montorso, Crespadoro, San Pietro Mussolino, Altissimo, Zermeghedo, Gambellara e Nogarole, che rappresentano circa 130 mila abitanti sui 180 mila dell’Ulss 5, chiederanno spiegazioni per la presa di posizione del loro presidente, all’indomani della manifestazione organizzata qualche giorno fa per salvare l’ospedale di Valdagno, in primis il punto nascite, a cui erano presenti gli amministratori di Cornedo, Recoaro, Castelgomberto, Brogliano e ovviamente Valdagno. Scelta che ha sorpreso i colleghi dato che qualche mese fa la maggioranza dei sindaci aveva votato e approvato l'ipotesi che prevedeva ortopedia trasferita a Valdagno, con il punto nascite unificato ad Arzignano.

«Non capiamo perché il nostro presidente si sia schierato da un’altra parte - ha osservato il sindaco di Brendola, Renato Ceron -. Vogliamo precisazioni. Alla prima riunione sarò il primo ad alzare la mano e dire che non ci rappresenta più. Siamo sempre stati uniti e vogliamo rimanere uniti. Ci siamo confrontati con franchezza ma se lui decide di allontanarsi dalla maggioranza è chiaro che si sfiducia da solo». Sulla stessa linea anche Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano: «Un presidente deve rappresentare tutti, quindi a questo punto ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità».

Ieri mattina i 15 amministratori, schieratisi contro i colleghi “ribelli” della Valle dell’Agno, hanno firmato un documento dove ribadiscono la loro posizione in merito alla riorganizzazione dei servizi derivante dalla realizzazione del nuovo ospedale unico. Documento che verrà inviato in Regione, alla direzione generale Ulss 5. «Non sono stati invitati a partecipare i sindaci della Valle dell’Agno perché noi non siamo stati invitati alla manifestazione di sabato - ha spiegato Milena Cecchetto, sindaco di Montecchio -, alla quale saremo andati volentieri visto che si parlava della chiusura dell’ospedale di Valdagno. Fatto che non è in discussione in Conferenza né tanto meno in Regione».

I primi cittadini hanno evidenziato che non c’è alcuna intenzione di arrivare alla chiusura del polo valdagnese bensì alla sua trasformazione come accadrà ad Arzignano e come è già accaduto a Lonigo. «Il piano socio sanitario, votato all’unanimità dai 22 sindaci nel 2012 – ha evidenziato Gentilin – prevedeva la costruzione dell’ospedale a Montecchio, mentre gli altri due ospedali sarebbero stati riconvertiti. Ma oggi il nostro appello, rivolto anche ai colleghi della valle dell’Agno, è quello di mantenere l’eccellenza per ortopedia e salvare il punto nascite di tutta l’Ulss, non quello di Arzignano o di Valdagno».

A questo proposito nel documento dei sindaci è scritto: «Il consolidamento in un unico punto nascita può assicurare standard di sicurezza assoluti per le partorienti e un numero di parti annui adeguato, superiore al limite dei 500, che oggi non vengono più raggiunti all’ospedale di Valdagno, ed in linea con l’obiettivo dei mille parti per punto nascita, standard ottimale per un moderno reparto di ostetricia». Matteo Macilotti di Chiampo ha spiegato che la scelta è caduta su Arzignano per centralità. Emanuela Dal Cengio di Crespadoro ha posto l’accento sulla sicurezza: «Neonato e madre necessita di servizi efficienti e pronti».

Antonella Fadda

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