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Sistemata la chiesetta
dopo il maltempo estivo

Giulia Armeni

Il lavoro era di quelli considerati “di poco conto”, 1500 euro complessivi di investimento per riposizionare alcune tegole e coppi. L’oggetto dell’intervento, però, era tutt’altro che comune e per questo ci sono voluti oltre due mesi per mettere mano al tetto della chiesetta longobarda nel cimitero di Caldogno. Un’operazione felicemente riuscita grazie anche al nulla osta della Soprintendenza, interpellata dall’amministrazione comunale dopo la tempesta di acqua e vento del 5 agosto.

Proprio durante la bufera estiva, “downburst”, dall’edificio di culto semisconosciuto situato al centro del campo santo si erano staccati alcuni pezzi della copertura, con conseguenti infiltrazioni d’acqua anche all’interno.

Per evitare danni ad un bene storico e architettonico di innegabile valore, edificato intorno al 700, l’ente si è mosso ripristinando la sommità del tempietto e inserendo anche una protezione in rame sul tetto di un’altra costruzione cimiteriale.

«Siamo intervenuti anche in un terzo punto, da cui si erano staccate delle tegole, per una cifra modica ma che ci ha permesso di mettere in sicurezza le strutture, al fine di evitare danni agli spazi interni della chiesetta in particolare», spiega l’assessore Roberto Pesavento, che ha seguito la vicenda fin dalla scorsa estate.

Unica nota positiva dei pesanti disagi legati al maltempo eccezionale di quel periodo era stata proprio la riscoperta del luogo di culto millenario dedicato a San Michele, fino a qualche mese fa grande sconosciuto.

Un sito in uso alla parrocchia di San Domenico e aperto quasi esclusivamente nel mese di maggio per le messe serali ma che, come già annunciato subito dopo il 5 agosto e ora con la sistemazione, potrebbe finalmente essere rilanciato. Magari inserendolo in quell’itinerario longobardo che ne fa, assieme alle chiesette di San Giorgio a Costabissara e di San Martino a ponte del Marchese, una delle poche testimonianze longobarde della provincia vicentina.

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