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Quinto Vicentino

Sasha avrà
un altro papà
«Niente Russia»

La nonna Vilma, il piccolo Sasha e il papà adottivo che ha vinto la lunga causa. FOTO ARCHIVIO
La nonna Vilma, il piccolo Sasha e il papà adottivo che ha vinto la lunga causa. FOTO ARCHIVIO
La nonna Vilma, il piccolo Sasha e il papà adottivo che ha vinto la lunga causa. FOTO ARCHIVIO
La nonna Vilma, il piccolo Sasha e il papà adottivo che ha vinto la lunga causa. FOTO ARCHIVIO

«Peccato per aver perso tutto questo tempo, ma abbiamo vinto. Grazie a tutti, Sasha resterà con me per sempre». Carlo Arcaro è un uomo felice, ha appena comunicato al piccolo di dieci anni che non dovrà tornare in Russia e lui gli risponde: «Ma dove vuoi che vada, la mia casa è qui Papà». Papà, appunto. Perchè tutta la questione ruotava sulla paternità, quella dimenticata dal padre naturale e quella acquisita dal papà di fatto che da sempre si occupa della sua crescita, della sua salute e del mantenimento. Soprattutto da quando nel 2013 Carlo ha perso la moglie Olga, mamma di Sasha (questo il nome del piccolo che ora riveliamo dopo l’autorizzazione del papà italiano). L’ufficialità è arrivata alla fine della settimana scorsa, la procura del tribunale dei minori ha rinunciato al ricorso presentato a marzo con cui impugnava la sentenza del tribunale che aveva stabilito - creando un caso giudiziario - che il padre adottivo sarebbe stato Arcaro anche se il papà russo non avrebbe comunque perso la potestà. Questo dopo aver accertato che in Italia ci sarebbero state le giuste cure al bambino che invece in Russia rischiava il ricovero nella cittadina di Orenburg. E invece è accaduto che la procura ha ritirato il ricorso, semplicemente perchè non riusciva a notificarlo, la giustizia russa cioè non riconosce il tribunale dei minori, senza contare che il padre naturale era praticamente introvabile. Tecnicamente una “preclusione”, tanto basta perchè la procura dei minori accetti che Sasha può avere due papà e che il padre russo in ogni caso, possa vedere Sasha quando e come vuole. E così in casa di Carlo Arcaro a Quinto, è scoppiata la festa e un pianto di commozione: «L’adozione non sostituisce il padre russo, credo l’abbia capito anche la procura - spiega Carlo - che ha visto in noi persone che volevano aiutare semplicemente un bambino dopo il lutto della madre e dopo aver saputo che doveva affrontare una grave forma di leucemia». E adesso è il tempo dei ringraziamenti: «Prima di tutto l’associazione Team For Children e il mio avvocato che è stato ben più che un legale in questi tre anni».

E proprio l’avvocato Michele Carotta commenta la fine di una vicenda che aveva coinvolto anche la diplomazia e di cui si erano interessati anche il ministero degli Esteri e della Giustizia: «La sentenza del tribunale dei minori - spiega Carotta - è stata determinante, in parte un caso che fa scuola. Ha confermato cioè che l’adozione di un singolo in alcuni casi è possibile, soprattutto quando vanno affrontati casi difficili, situazioni estreme, come appunto le cure mediche e la lontananza dalla famiglia. Il tribunale ha dato prima di tutto priorità al minore e questa è una soddisfazione per tutti». Sasha ora è casa con Carlo e la nonna Vilma, sorridente ad affrontare un’altra sfida difficile. Ma con un papà italiano.

Eugenio Marzotto

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