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Nutrie, Tar boccia
l’ordine comunale dell’abbattimento

Un argine tra Dueville e Caldogno dove si notano i tunnel causati dalle nutrie. FOTO STELLA
Un argine tra Dueville e Caldogno dove si notano i tunnel causati dalle nutrie. FOTO STELLA
Un argine tra Dueville e Caldogno dove si notano i tunnel causati dalle nutrie. FOTO STELLA
Un argine tra Dueville e Caldogno dove si notano i tunnel causati dalle nutrie. FOTO STELLA

Controllo e abbattimento delle nutrie, tutto da rifare. Il Tar del Veneto ha bocciato, ultimo in ordine di tempo, il provvedimento adottato dal Comune di Caldogno nel luglio del 2015 che mirava a contenere la diffusione del roditore attraverso la cattura e la soppressione “libera” da parte di agricoltori e cacciatori.

Questo dopo che, esattamente un anno fa, l'associazione animalista “Vittime della caccia” di Genazzano, a Roma, aveva presentato ricorso contro l'ordinanza, contestando irregolarità e vizi di forma. Cavilli, come il mancato censimento iniziale degli esemplari presenti sul territorio, che hanno portato alla sospensione prima e all'obbligo di revoca poi, divenuto esecutivo negli ultimi giorni.

«Non abbiamo in effetti avuto notizie di nutrie abbattute nel limitato periodo in cui il provvedimento è rimasto in vigore – ammette l'assessore all'ecologia Paolo Meda – ma qualche persona, quattro o cinque, aveva a suo tempo fatto richiesta per poter cacciare gli animali».

Tutto come prima dunque o meglio, tutto da rivedere e correggere: la decisione del Tribunale amministrativo regionale arriva infatti in concomitanza con l'ufficializzazione del piano regionale triennale finalizzato all'eradicazione della nutria e che liberalizza, di fatto, l'uccisione della specie. Creando un evidente paradosso: il Tar che dà un lato, accogliendo i ricorsi degli animalisti, annulla le iniziative dei Comuni, la Regione che, dall'altro, rimette alle amministrazioni locali e alle Province il compito di gestire “l'emergenza nutrie”, mediante, semplicemente, la firma di un'ordinanza apposita.

Basterà approvare un altro documento infatti, seguendo naturalmente le disposizioni specifiche previste, per poter dare nuovamente il via alla caccia alla nutria.

A Caldogno, ma anche a Sandrigo, dove nei giorni scorsi, sempre dietro sentenza del Tar, è stata ugualmente ritirata l'ordinanza datata settembre 2015, ad Arcugnano, stessa situazione e ad Altavilla e Creazzo, dove già i provvedimenti erano stati dichiarati non a norma lo scorso marzo. Diverso il discorso per Isola Vicentina dove, come spiega il sindaco Francesco Enrico Gonzo, l'autorizzazione all'abbattimento degli animali si era esaurito in un tempo limitato di 15 giorni senza per questo incappare nel ricorso dell'associazione romana.

Anche lì comunque, nonostante la possibilità, di nutrie non ne era stata abbattuta nemmeno una. «Questo perchè il proliferare di esemplari che viene tanto sbandierato non esiste – tuona Renzo Rizzi, portavoce del coordinamento protezionista veneto – anzi. Ad oggi abbiamo appena 8 segnalazioni di nutrie ad Altavilla, quattro a Isola e rinvenimenti a Creazzo, Alonte, Vicenza e Albettone. Ma nulla che faccia pensare ad un'emergenza. Del resto, lo diciamo da sempre, più si spara più la nutria, per il meccanismo della protezione della specie, si riproduce e si sposta in altri luoghi. Quello che temiamo ora – avverte Rizzi – è che con la possibilità data dalla Regione ai cacciatori di impugnare le armi anche con la chiusura della stagione venatoria ci saranno dei problemi».

Per questo i gruppi animalisti della Provincia, uniti ne “L'Alveare della Natura”, hanno dato il via negli ultimi giorni al primo censimento capillare delle nutrie in tutto il territorio: «Abbiamo scritto ai 121 sindaci – spiega Rizzi- siamo pronti ad intervenire con 250 persone preparate per catalogare la specie, questo per evitare che le paure di pochi portino ad un boom di ordinanze laddove magari di nutrie nemmeno ce ne sono».

Giulia Armeni

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