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Nessuna ingiuria, il Comune perde e paga

Il municipio di Camisano al centro di un referendum nel 2006
Il municipio di Camisano al centro di un referendum nel 2006
Il municipio di Camisano al centro di un referendum nel 2006
Il municipio di Camisano al centro di un referendum nel 2006

Il Comune perde la causa civile che aveva promosso contro alcuni cittadini per una ipotizzata diffamazione e paga le spese. Ci sono voluti quasi dieci anni, ma alla fine una sentenza del tribunale di Vicenza ha dato ragione al comitato “Il municipio resti dov’è”, scrivendo la parola fine ad una spinosa questione che ha spaccato in due Camisano. Una diatriba dai forti toni politici nata nel 2006 tra l’allora amministrazione comunale, presieduta dall’attuale sindaco Eleutherios Prezalis, e il comitato formato da un nutrito gruppo di residenti, contrari allo spostamento del municipio come da progetto della giunta.

In seguito ad un referendum datato settembre 2007, in cui più di 2 mila cittadini espressero la loro contrarietà allo spostamento del municipio, senza comunque raggiungere il quorum, il Comune, nella persona del sindaco, citò in giudizio il comitato e i suoi membri «per i danni causati dalle dichiarazioni non veritiere e ingiuriose contenute nella lettera aperta-volantino del comitato “Il Municipio resti dov’è”», con relativa richiesta di risarcimento danni per diffamazione quantificati in 50 mila euro. Una richiesta rigettata dal tribunale con il giudice Martina Rispoli, che ha invece condannato il Comune di Camisano al pagamento delle spese legali sostenute dai quattro membri del comitato citati in giudizio, pari a circa 4 mila euro ciascuno.

«Il giudice è tenuto a valutare l’interesse dell’opinione pubblica alla conoscenza dei fatti pubblicati nell’esercizio della libertà di stampa, analizzando in primo luogo il contenuto delle pubblicazioni che si assumono diffamatorie», recita la sentenza.

«Anche alla luce di quanto sopra premesso, trattasi di giudizi critici, peraltro del tutto sfumati attraverso la manifestazione di perplessità sottese ad una valutazione di opportunità basata su fatti veri e non contestati. Esclusa pertanto la natura diffamatoria delle pubblicazioni in questione, non può essere accolta la domanda di condanna, non essendovi la prova che parte soccombente abbia agito in giudizio con mala fede o colpa grave».

Soddisfatti della sentenza i membri del comitato citati in giudizio. «Il comitato è stato costituito da tanta gente che si è unita pur con sensibilità diverse», commenta Aldo Rozzi Marin, portavoce del comitato, difeso dall’avvocato Ivan Bottazzo. «Era una legittima volontà e l’impegno civile di fare qualcosa per la comunità di Camisano e per il suo ambiente. Usciamo a testa alta, come sempre. Politicamente abbiamo già vinto: di fatto il nuovo municipio non è stato realizzato. Con tale considerazione comunque non voglio rinfacciare niente a nessuno. Sarà la comunità di Camisano, e mi auguro le nuove generazioni, a riconoscere il valore di quanti hanno portato avanti dieci anni fa questa iniziativa».

Parole simili anche da parte di Giovanni Battista Nicoli, già sindaco di Camisano, difeso dall’avvocato Ugo Dal Lago: «Quello che il sindaco stava facendo era fuori dalla portata del Comune, non potevamo stare zitti. Quando si progettano opere così impegnative, poi, bisogna interpellare la cittadinanza e questo lui non l’aveva fatto».

Concetti ribaditi da Flaviano Dal Maso, difeso dall’avvocato Marco Dal Ben. «Un municipio situato nel centro storico di un paese è come un cuore nel corpo umano: non può essere spostato. In quell’occasione il sindaco ha creato un clima teso che prima a Camisano non c’era. Denunciare il comitato ha allontanato molte persone dalle istituzioni».

Toni duri anche da parte di Enzo Cecchetto, difeso dallo studio legale Meneghini: «In tanti anni di politica non avevo mai sentito di una denuncia fatta da un sindaco contro un comitato. Davvero un caso più unico che raro. Noi quella volta abbiamo salvato il paese dal crac, perché ci eravamo accorti che i conti per la realizzazione dell’opera non tornavano, questo è il fatto». Immediato il commento di Prezalis, difeso dall’avvocato Alessandro Moscatelli: «Le sentenze vanno rispettate, se il giudice ha deciso così per me la questione finisce qui. Abbiamo agito in buona fede per tutelare il nome dell’Amministrazione, non c’era niente di personale. Fare ricorso? Assolutamente no, non ci interessa e ci fermiamo qui».

Marco Marini

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