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«La mia ricerca esempio in America»

L’oncologa di Quinto  a San Antonio mentre spiega la sua ricercaStrumentazione diagnostica per l’individuazione del cancro al seno
L’oncologa di Quinto a San Antonio mentre spiega la sua ricercaStrumentazione diagnostica per l’individuazione del cancro al seno
L’oncologa di Quinto  a San Antonio mentre spiega la sua ricercaStrumentazione diagnostica per l’individuazione del cancro al seno
L’oncologa di Quinto a San Antonio mentre spiega la sua ricercaStrumentazione diagnostica per l’individuazione del cancro al seno

La rivista Cancer Network, una delle più prestigiose pubblicazioni del pianeta-oncologia, le ha dedicato un articolo. Un suo studio, presentato negli Stati Uniti al San Antonio breast cancer symposium, un congresso sulle ultime frontiere della ricerca sui tumori che ogni anno vede affluire nella metropoli texana oncologi di tutti i paesi, ha richiamato l'attenzione della comunità scientifica internazionale.

Giovanna Rossi, giovane oncologa di 31 anni nata e residente a Quinto vicentino, dove ritorna sempre ogni volta che può, alla ribalta in quella che è considerata la convention regina di riferimento a livello mondiale sul tumore della mammella. I risultati di una sua ricerca, originale e innovativa, sulla biopsia liquida, il Dna cancerogeno circolante, nella neoplasia mammaria, ha suscitato i consensi degli esperti tanto da meritare l'interesse di una rivista-top dell'oncologia medica che è piuttosto rigorosa nella selezione degli studi clinici. «La biopsia liquida – spiega la dottoressa - rappresenta uno strumento della medicina di precisione. Consiste in un prelievo di sangue che permette di individuare, sul Dna o sulle cellule tumorali in circolo, quelle mutazioni genetiche che causano resistenza ai farmaci o possono diventare il bersaglio di una terapia mirata». In altre parole, lo studio della ricercatrice di Quinto ha messo in evidenza la funzione positiva che la medicina di precisione può svolgere per migliorare la prognosi e ridurre al contempo gli effetti nocivi collaterali dei trattamenti. «In questo senso - dice ancora Giovanna - la biopsia liquida rappresenta un’alternativa valida quando è difficile accedere all'area invasa dalla metastasi, in particolare nelle lesioni ossee. Inoltre, permette di migliorare il rapporto costo-efficacia dei trattamenti, individuando il momento appropriato per cambiare la terapia». Insomma, un'arma in più, che – sembra – può portare ad identificare recidive e fallimenti terapeutici in anticipo rispetto alle indagini convenzionali. «La biopsia liquida – aggiunge - è uno strumento efficace nella gestione di pazienti che abbiano un tumore mammario avanzato anche per predire la prognosi». Lo studio è stato effettuato dall'oncologa vicentina durante il suo ultimo anno di specializzazione negli Usa alla Thomas Jefferson University di Philadelphia e alla Northwestern University di Chicago, dove Giovanna si è dedicata alla ricerca sotto la guida del prof. Massimo Cristofanilli, esperto di cancro al seno di fama internazionale.

Lo studio ha riguardato 91 pazienti con malattia allo stadio avanzato. Ebbene, dei 277 campioni di sangue in cui è stato esaminato il Dna tumorale, l’84 per cento presentava mutazioni. Inoltre, il tasso di Dna inferiore a un certo parametro ha coinciso con un periodo più lungo di sopravvivenza libera da malattia. «Ora – spiega ancora – proseguirò lo studio con un range più ampio di pazienti».

Franco Pepe

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