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Il Tar ha deciso: sì al centro equestre

L’area del centro equestre che dovrebbe sorgere a Caldogno
L’area del centro equestre che dovrebbe sorgere a Caldogno
L’area del centro equestre che dovrebbe sorgere a Caldogno
L’area del centro equestre che dovrebbe sorgere a Caldogno

Se a mancare era un'iniezione di coraggio e di fiducia per riportare in pista uno dei progetti più innovativi e discussi degli ultimi anni, ora è arrivata. E che iniezione: a riabilitare completamente il futuro centro equestre di Caldogno, spazzando via ogni ipotesi di irregolarità e ogni dubbio circa la sua legittimità, è il Tar del Veneto, che con una sentenza definita “storica” dall'ex sindaco Marcello Vezzaro, boccia su tutti i fronti il ricorso di “Italia Terra Nostra”.

Trentacinque pagine di motivazioni per respingere in toto le criticità sollevate dall'associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale, che nel 2012 aveva portato in causa Regione, Provincia, Comune di Caldogno e le società Askoll, Nuova Caldogno e Italconst.

L'ente, guidato a Vicenza da Giovanna Dalla Pozza, non si era limitato a contestare la realizzazione del centro equestre voluto da Elio Marioni ma aveva messo in discussione tutte le altre “grandi opere” previste dalla programmazione urbanistica del Comune e dunque lo stesso Piano di assetto del territorio e ugualmente il piano degli interventi.

Non c'era infatti solo il parco da 230 mila metri quadrati per eventi ippici, fiere, spettacoli e manifestazioni al centro del ricorso di “Italia Nostra” ma anche altre due proposte di accordo pubblico- privato recepite dal Pat, vale a dire il parco tecnologico, oggi “Green City” e il “Borgo rurale e green housing”.

Il Tar, chiamato a decidere sull'annullamento o meno di tutti gli atti, dal 2011 in poi, del lungo iter burocratico sugli interventi urbanistici, ha però ribaltato le aspettative del ricorrente, dichiarandoli in parte inammissibili e in parte respingendoli.

Non solo: con la sentenza, le cui motivazioni sono state rese note solo un paio di giorni fa, l'associazione è chiamata ora a rifondere le spese legali con 5 mila euro per ciascuna delle parti in causa, per una somma complessiva di 30 mila euro.

Una vittoria per l'amministrazione comunale che può tirare un sospiro di sollievo.

Va da sé infatti che se il Tar avesse dato ragione a “Italia Terra Nostra” sarebbe stato necessario rimettere mano alla progettazione urbanistica per gli anni a venire e sarebbe stato messo in discussione persino il bacino di laminazione oggi in funzione, essendo il vincolo di destinazione dei terreni su sui sorge ricompreso all'interno del Pat.

«Il Tar ha confermato che abbiamo agito correttamente – esulta Marcello Vezzaro, oggi assessore all'urbanistica – adesso ci auguriamo che si creino le condizioni favorevoli perchè il privato porti a compimento il centro equestre, che porterebbe grandi benefici al nostro tessuto socio- economico».

Soddisfazione anche per il sindaco Ferronato «la nostra amministrazione si è assunta la responsabilità di programmare il potenziale sviluppo futuro», mentre l'avvocato della difesa, Silvano Ciscato, sottolinea la solidità dell'impianto della sentenza.

Giulia Armeni

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