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Il Comune perde al Tar Il laghetto torna ai privati

Il laghetto di Altavilla secondo il Tar deve tornare al privato
Il laghetto di Altavilla secondo il Tar deve tornare al privato
Il laghetto di Altavilla secondo il Tar deve tornare al privato
Il laghetto di Altavilla secondo il Tar deve tornare al privato

La restituzione immediata del laghetto. È quanto chiederanno i legali Paolo Neri e Gabriele Bicego della ditta Vaccari spa al Comune di Altavilla. Con cui da anni ci sono due contenziosi sull’oasi naturalistica, ex cava della società. Sulla proprietà, causa avviata dall’Amministrazione, si è espresso il Tar. Respingendo la richiesta del Comune che ne chiedeva la titolarità. Perché, secondo la sentenza, «è venuta meno la causa del trasferimento della stessa». Proprietà considerata collegata all’altra vicenda relativa all’edificabilità nell’area di 5mila metri cubi concessi alla ditta Vaccari e mai realizzati. «Secondo convenzione la ditta Vaccari avrebbe trasferito la proprietà del laghetto al rilascio da parte del Comune dei permessi a costruire – precisa l’avv. Stefano Bicego, legale della società – tra l’altro senza alcun pagamento: la cifra, di poco oltre 144mila euro, sarebbe andata a scomputo degli oneri di urbanizzazione. Il Comune però ha di fatto bloccato l’edificabilità al laghetto, non recependo i metri cubi di ricettivo-turistico e di residenziale in alcun Piano degli Interventi. All’Amministrazione spetta una certa discrezionalità sulla questione edificatoria, che ha esercitato, facendo però così cadere le premesse per il passaggio di proprietà. Il Comune ha anche presentato due assegni, per un totale di poco oltre 144mila, a favore della ditta Vaccari per la compravendita del laghetto ma alla Vaccari non interessa la somma ma l’operazione complessiva e cioè possibilità di edificare». Che non si è mai concretizzata. «La ditta aveva concesso nel 2009 l’uso del laghetto in comodato al Comune per due anni – continua l’avv. Bicego – il tempo ipotizzato per inserire l'intervento edificatorio nel Piano degli Interventi e concedere i permessi a costruire. Cosa che non è avvenuta. Significa che dal 2011 il Comune occupa abusivamente il laghetto. Per questo, oltre alla restituzione, chiederemo un risarcimento: stima già formalizzata di circa 10.500 euro l’anno, per 8 anni, circa 84mila euro. In pratica il reddito di un’area di cui la ditta Vaccari non ha potuto disporre». L’Amministrazione però non ci sta. «Presenteremo sicuramente ricorso perché alcune interpretazioni nella sentenza non sono corrette – spiega il vicesindaco Carlo Dalla Pozza – già il fatto che la causa civile sia stata spostata al giudizio amministrativo ha di fatto creato un collegamento con l’operazione urbanistica. Il Tar ha equivocato sulla questione del pagamento e dello scomputo dagli oneri di urbanizzazione. Perché in realtà i lavori di ripristino ambientale al laghetto, ex cava della Vaccari, li ha dovuti completare il Comune. E la cifra pattuita, gli oltre 144mila euro, sono il saldo tra quanto spettava all’azienda e quanto ha realizzato l’Amministrazione. L’accordo in cui si impegnavano al recupero dell’area e a renderla usufruibile al pubblico risale al 2002. Il secondo datato 2006 invece prevedeva il diritto a costruire la parte turistico-ricettiva. Non quella residenziale. Come consolidato nel Prg, senza necessità di uno specifico Piano degli Interventi, che tra l’altro la Vaccari non ha mai espressamente chiesto. Riteniamo che il possesso del laghetto sia nostro. E intendiamo difenderlo, senza possibilità edificatoria residenziale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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