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Gassificatore, niente Tar
Si pensa al Capo dello Stato

La profilegno, azienda che dorà realizzare l’impianto. ARCHIVIO
La profilegno, azienda che dorà realizzare l’impianto. ARCHIVIO
La profilegno, azienda che dorà realizzare l’impianto. ARCHIVIO
La profilegno, azienda che dorà realizzare l’impianto. ARCHIVIO

È scaduto il tempo per il ricorso al Tar contro il gassificatore di Valproto. Il Comune di Torri di Quartesolo non impugnerà a Venezia il via libera per la costruzione di un nuovo impianto a biomasse concesso dal Comune di Quinto alla ditta Profilegno Srl, che ha sede a Valproto, proprio al confine con Marola, frazione di Torri. Tuttavia, l'amministrazione sta studiando un'altra strada per fare ricorso, ovvero appellarsi al Capo dello Stato Sergio Mattarella. «Non siamo riusciti a presentare ricorso al Tar perché lo studio che abbiamo incaricato ha avuto tempi troppo stretti per raccogliere la documentazione necessaria – spiega il consigliere di Torri Gian Luigi Ghiotto che ha rappresentato il Comune alle conferenze dei servizi convocate dal Comune di Quinto per analizzare la richiesta della Profilegno -. In ogni caso, il Tar sarebbe intervenuto solo sulla regolarità della procedura. Ricorrendo al Capo dello Stato, invece, dovrà muoversi il Ministero dell'ambiente che valuterà il merito della questione, non solo la forma». Un ulteriore vantaggio del ricorso al Capo dello Stato sono i tempi: se per ricorrere al Tar c'erano 30 giorni di tempo, scaduti il 29 maggio, per il ricorso al Presidente della Repubblica ci sono 60 giorni di tempo. «Entro il 20 giugno avremo tutte le carte pronte per fare ricorso», assicura Ghiotto.

Secondo l'azienda, specializzata nella produzione di pavimenti in legno, il nuovo gassificatore dimezzerà le emissioni di polveri sottili. Quello che però non convince l'amministrazione di Torri è che a fianco del nuovo impianto continuerà ad esistere la vecchia caldaia. «Noi non siamo contro il gassificatore o contro la ditta – precisa Ghiotto -. Però temiamo che i due impianti funzionino contemporaneamente e che, quindi, l'emissione di polveri sottili nell'area sia maggiore. Per questo l'amministrazione ha deciso di ricorrere, perché il sindaco è il responsabile della salute dei cittadini e intende vederci chiaro». Sulla base di questi timori, e sostenuta dal Comitato Castello sorto su iniziativa di alcuni cittadini di Marola, il Comune nelle scorse settimane ha scritto alla Direzione Ambiente della Regione, segnalando che la somma dei due impianti supererebbe la soglia oltre la quale la procedura per concedere la realizzazione del gassificatore diventerebbe di competenza regionale. Nella sua risposta la Regione ha però precisato che “la normativa vigente non prevede che nelle procedure di autorizzazione debbano essere sommate tra loro le potenze nominali degli impianti finalizzati a forme diverse di energia”. Dettagliando la risposta, la Regione afferma che non possono essere sommati impianti quali “un cogeneratore, destinato a produrre principalmente energia elettrica, una caldaia destinata alla produzione di energia termica o un motore per produrre forza motrice”.

Questo perché, diversamente “si dovrebbero sommare tra loro tutte le potenze utilizzate dall'attività, quali ad esempio quella dell'illuminazione”.

Andrea Frison

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