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Edifici simbolo, ma anche inaccessibili

L’antica chiesa dei santi Fermo e Rustico uno dei gioielli del paese dimenticato.  FOTO DAL SASSO
L’antica chiesa dei santi Fermo e Rustico uno dei gioielli del paese dimenticato. FOTO DAL SASSO
L’antica chiesa dei santi Fermo e Rustico uno dei gioielli del paese dimenticato.  FOTO DAL SASSO
L’antica chiesa dei santi Fermo e Rustico uno dei gioielli del paese dimenticato. FOTO DAL SASSO

Il mulino di via Crosara e la chiesa dei Santi Fermo e Rustico: due edifici-simbolo di Bolzano Vicentino ancora poco conosciuti e praticamente inaccessibili. Di proprietà dell’Ipab, sono entrambi privi di una strada d’accesso pubblica.

Visitarli a piedi o in bicicletta è sicuramente difficile. Alla ricerca dell’antica chiesa, qualcuno imbocca la vicina via San Fermo nella convinzione di arrivare all’edificio di culto che risale ai primi secoli del cristianesimo: «Talvolta devo spiegare che bisogna andare in via Crosara – racconta un residente della zona – C’è un passaggio davanti alla fattoria sociale Il PomoDoro, dove alcuni giovani coltivano prodotti a chilometro zero in un appezzamento Ipab. S’imbocca un sentiero che sparisce nell’ultimo tratto dove si calpesta il prato di foraggio».

Dalla parte dell’antico mulino, il varco d’ingresso in muratura conduce ad ampi cortili con stalla, barchesse ed edifici un tempo abitati da più famiglie di affittuari: «Anche da lì si arriva alla chiesetta ma il passaggio è chiuso e pericolante. Pure il mulino è chiuso e inagibile» spiega Zeffirino De Boni, nato proprio in quella grande azienda agricola nel 1935. Fra i tanti ricordi legati al passato, gli interventi di manutenzione compiuti negli anni dall’ente proprietario. «Abbiamo in consegna le chiavi della chiesa che apriamo a richiesta durante l’anno, in modo speciale per la Messa nella festa patronale dei Santi Fermo e Rustico il 9 agosto – continua De Boni -. In auto arrivano solo il celebrante e qualcuno impossibilitato a camminare. Si passa comunque per i campi, irrigabili, data la presenza del Ghebo, dove con la bella stagione magari si sta concimando, tagliando l’erba o raccogliendo il fieno con mezzi meccanici». Ma è soprattutto il mulino a calamitare l’attenzione di persone singole o gruppi per scattare una foto. È l’immagine che più simboleggia il paese, riportata in targhe ricordo e trofei delle marce podistiche. L’ultimo restauro della ruota però, a cura di Pro Loco e amministrazione comunale, risale a 30 anni fa.

Lucio Turra, presidente dell’Ipab di Vicenza si dimostra sensibile all’argomento e spiega: «La logica del patrimonio posseduto è “o noi vendiamo o lo diamo a coloro che lo possono mantenere e valorizzare”. Dove è possibile si potrebbe preferire la vendita; può avere rilevanza se c’è un interesse nell’acquisto – continua -. Sarebbe interessante creare un percorso che favorisca la conoscenza dell’ente nato 700 anni fa e di ciò che costituisce il suo patrimonio: a parte i casolari in affitto, la chiesetta paleocristiana insieme col mulino. E, guardando anche alle finalità riportate nello statuto Ipab, l’attività svolta dall’associazione Il PomoDoro in un fabbricato rurale in comodato d’uso a fronte della ristrutturazione, ma con un progetto d’inclusione per giovani».

Raffaella Dal Sasso

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