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Di corsa sul Monte Bianco
Sfida da 170 chilometri

Fabio De Boni duranre una delle sue corse in montagna. SAL SASSOFabio De Boni duranre una delle sue corse in montagna. SAL SASSO
Fabio De Boni duranre una delle sue corse in montagna. SAL SASSOFabio De Boni duranre una delle sue corse in montagna. SAL SASSO
Fabio De Boni duranre una delle sue corse in montagna. SAL SASSOFabio De Boni duranre una delle sue corse in montagna. SAL SASSO
Fabio De Boni duranre una delle sue corse in montagna. SAL SASSOFabio De Boni duranre una delle sue corse in montagna. SAL SASSO

Un papà con la passione della corsa in montagna e la musica nel cuore. Fabio De Boni, 43 anni di Bolzano Vicentino lavora a turno per ritagliarsi spazi da dedicare alle due figlie e ai suoi passatempi preferiti. Il sogno nel cassetto lo realizzerà a settembre partecipando alla regina delle gare di trail-running, una corsa di 170km nel massiccio del Monte Bianco.

De Boni, metalmeccanico, lavora in un’animisteria che produce anime da fonderia. Fin da ragazzo, dopo lo studio del pianoforte ha iniziato a suonare l’organo nella chiesa parrocchiale di Lisiera ed è diventato organista nel 2009 anche a Bolzano Vicentino accompagnando il coro misto Santa Cecilia, il giovedì sera durante le prove e alla Messa festiva. La sua voce baritonale si è unita nel 2010 al Gruppo Corale di Bolzano Vicentino. Trenta voci maschili che sotto la sua presidenza e la direzione del maestro Francesco Grigolo hanno cantato anche all’arena di Verona, ricevendo riconoscimenti e vincendo un concorso nazionale.

«Se la musica fa bene all’anima, lo sport fa bene al fisico» ricorda De Boni ai suoi amici. Camminare in silenzio, fuori dai percorsi asfaltati gli è sempre piaciuto. Meglio in montagna, sfidare le salite, fino a diventare uno specialista ultra-trailer pronto a gareggiare per distanze superiori a 42 km, per non meno di venti di ore, anche in notturna. Così stavolta, dopo la partecipazione alla prossima Ultrabericus di Vicenza sarà pronto per la Ultra-Trail del Monte Bianco il primo settembre correndo sul massiccio della montagna più alta d’Italia e passando in territorio francese e svizzero. 46 ore e mezzo di tempo per concludere la gara e un dislivello complessivo che sommato misurerà circa 10mila metri. «Occorrono delle doti naturali – confessa De Boni – ma perseveranza è la mia parola preferita. Pure un’altra: resilienza, riorganizzarsi positivamente senza perdere la propria umanità quando nella vita, per motivi diversi, in qualsiasi situazione, momento e luogo verrebbe voglia di mollare».

Raffaella Dalla Sasso

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