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Codice etico per gli amministratori

Il Municipio di Caldogno dove gli amministratori si sono dotati di un codice etico. ARCHIVIO
Il Municipio di Caldogno dove gli amministratori si sono dotati di un codice etico. ARCHIVIO
Il Municipio di Caldogno dove gli amministratori si sono dotati di un codice etico. ARCHIVIO
Il Municipio di Caldogno dove gli amministratori si sono dotati di un codice etico. ARCHIVIO

Il “manuale” del buon amministratore, non solo sotto il profilo delle capacità e delle competenze ma, in particolare, sotto quello dell’onestà, della trasparenza, dell’integrità morale. Potrebbe fare scuola diventando un modello da esportazione anche in altre realtà locali il “Codice etico” approvato mercoledì sera in consiglio comunale a Caldogno che, per la prima volta, arriva a regolamentare il comportamento di sindaci, assessori e consiglieri. Nella sostanza si tratta di un vademecum che gli eletti in municipio dovranno rispettare rigorosamente al fine di evitare qualunque situazione spiacevole, imbarazzante o, peggio, illecita: dal divieto di accettare regali per un valore superiore ai 100 euro al suggerimento di non utilizzare “toni e linguaggio che sottintendano messaggi di aggressività e prevaricazione”, per la maggioranza e i tre gruppi di minoranza la strada etica è dunque tracciata. Se l’obiettivo, nero su bianco, che accompagna il documento votato all’unanimità è “promuovere la cultura e la legalità della trasparenza”, con 14 articoli che definiscono e blindano i rapporti con i mezzi di comunicazione, con l’autorità giudiziaria, con i cittadini e l’amministrazione stessa, l’antefatto che ha portato alla stesura del protocollo, per chi non lo ricordasse, va ricercato all’incirca sette mesi fa. Ad agosto dell’anno scorso il capogruppo di “Caldogno Futura” Marco Lunardi aveva innescato una polemica con l’ex sindaco Marcello Vezzaro condannando i metodi di gestione della cosa pubblica a suo dire discutibili, dopo l’apparizione di un misterioso faldone negli uffici comunali. E così, su una bozza che riprende la normativa imposta ai dipendenti comunali, assessori e consiglieri si impegnano a sottostare alle prescrizioni del codice, sulla base del principio cardine, come enunciato all’articolo 2, della “rettitudine”. Naturale quindi non ricercare, articolo 3, “vantaggio personale” dalle funzioni di amministratore, vietati i regali sopra i 100 euro, assolutamente deprecabile il conflitto d’interessi, che va schivato come la peste. La scure etica si abbatte anche sulle “pressioni indebite” verso appaltatori, fornitori e chi lavora con l’amministrazione pubblica e sulla possibilità di svolgere attività professionale, per i cinque anni successivi alla fine del proprio mandato, fra quei privati destinatari di autorizzazioni e concessioni del Comune. Un articolo a sé, il 6, merita il “confronto democratico”, in cui si ricorda, al punto 3, che “l’amministratore deve osservare e praticare un comportamento consono al proprio ruolo e cioè: “assumere atteggiamenti rispettosi delle idee e delle opinioni di tutti”, “favorire la più ampia libertà d’espressione”, evitare i famosi toni aggressivi e prevaricatori. Interessante anche il capitolo dedicato ai media, ai quali l’amministratore “deve rispondere in maniera diligente, sincera, completa” Ma attenzione: l’accettazione del regolamento è volontaria e ogni eletto avrà ora la possibilità di leggere e studiare le disposizioni e, in piena autonomia, decidere se sottoscriverle o riconsegnarle in bianco. Motivando, va da sé, la mancata condivisione. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giulia Armeni

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