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Attenti al telefono Una truffa i soldi chiesti per l’Aido

Una donna al telefono: spesso dall’altra parte del filo c’è una truffa
Una donna al telefono: spesso dall’altra parte del filo c’è una truffa
Una donna al telefono: spesso dall’altra parte del filo c’è una truffa
Una donna al telefono: spesso dall’altra parte del filo c’è una truffa

Un numero oscurato, una presentazione veloce per non lasciare il tempo di capire e dritti al punto: «Raccogliamo fondi per l’associazione Donatori di organi». Difficile dire di no, ma questa volta si è trattato di una truffa, o meglio di un tentativo di truffa perché la donna di Torri di Quartesolo che ha ricevuto la telefonata è iscritta all’Aido e non ci è cascata, avvertendo subito l’associazione. Come non essere solidali con chi, colpito da una malattia o a causa di un incidente, ha bisogno di un trapianto. Si toccano le corde più intime e delicate, i tasti del dolore e della paura, ma anche quelli della sensibilità e della solidarietà. Il mondo del volontariato è ricco di tanta buona volontà, di tante persone che generosamente dedicano tempo, proprie capacità, energie, e spesso elargiscono anche contributi economici. Chi ha cattive intenzioni e vuole ottenere risultati facili fa leva proprio su questo. Chi ha architettato questa truffa probabilmente non pensava di imbattersi proprio in una iscritta. È successo lunedì scorso a una donna di Torri di Quartesolo: riceve una telefonata, il numero è oscurato nel display, la voce sicura si presenta così velocemente che è difficile fissare il nome, ma parla di una raccolta fondi a favore di Aido. Ma stavolta la potenziale vittima l’Aido lo conosce bene e non ci casca. «Questa nostra socia – spiega Paola Beggio, presidente provinciale di Aido Vicenza – ci ha raccontato di aver ricevuto una telefonata in cui le chiedevano di aderire ad una raccolta fondi, senza spiegare bene chi fossero. Ma hanno chiarito che si poteva aderire con una somma di 5 o 10 euro e che sarebbero passati loro il giorno dopo a raccogliere queste offerte». «La signora, essendo nostra socia - continua Beggio - conosce la nostra attività. Lei chiaramente non ha accettato, ma ha avuto la prontezza di avvisarci, così a nostra volta abbiamo avvertito le forze dell’ordine perché Aido non raccoglie fondi in questo modo. Le offerte che raccogliamo e che dedichiamo alla nostra attività di sensibilizzazione e divulgazione della “cultura del dono di sé”, vengono richieste nell’ambito delle nostre iniziative, manifestazioni che pubblicizziamo e che realizzano i nostri volontari, cioè le persone che lavorano nelle sezioni e che sono inserite nel tessuto sociale del territorio dove operano. Siamo riconosciuti e riconoscibili». Quindi l’appello: «Ho avvisato tutte le sezioni- conclude Beggio – perché diffondano il messaggio sia tra i soci, che tra i cittadini: Aido non raccoglie soldi via telefono o casa per casa, se ve li chiedono non sono nostri collaboratori, ma si tratta di truffatori che sfruttano il nome dell’associazione. Non date soldi pensando vadano a noi, perché non è così». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Isabella Bertozzo

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