«Fermato in Francia, ho perso il lavoro»
In viaggio verso la Francia, dove aveva appena trovato lavoro, bloccato dai controllori del treno che l’hanno costretto a scendere per presunte irregolarità nei documenti. E così il posto, racconta, è sfumato. Richard Moro, 29 anni, insegnante di inglese e francese, residente a San Nazario, denuncia di essere stato protagonista di un’odissea dai contorni ancora poco chiari. Martedì sera Moro è salito sul treno “Thello” per raggiungere Parigi, dove avrebbe dovuto iniziare a lavorare alla reception di un prestigioso albergo. «Sono partito alle 21 da Vicenza, sarei dovuto arrivare alle 9 l’indomani - racconta -. E’ andato tutto bene fino a Modane. Alle 3 di notte un agente di bordo ha bussato violentemente alla mia cabina intimandomi di scendere, perché secondo lui e secondo un doganiere la mia carta d’identità non era valida». Il giovane, di madre francese, ha la doppia nazionalità, francese e italiana, tanto che la sua carta di identità valida fino al 2021 gli è stata rilasciata dall’ambasciata francese di Milano. «Mi hanno detto che non era valida - riprende - perché c’era un indirizzo italiano sul retro, cosa normalissima dato che mi è stata rilasciata dal consolato italiano. Ho mostrato quella italiana e non l’hanno riconosciuta: se la sono trattenuta». Moro è stato fatto scendere dal convoglio. «Mi hanno detto che avevo pochi minuti per sbarcare con tutti i miei bagagli - racconta Moro -. Poi mi hanno chiuso in una stanza della stazione di Modane, a quell’ora deserta. Alle sei di mattina finalmente sono arrivati i ferrovieri per il turno di lavoro e mi hanno aperto». L’insegnante ha tentato subito di chiedere aiuto. «Avevo chiamato la Gendarmeria perché venissero ad aprirmi, ma mi sono sentito rispondere che non trovavano nessuno - spiega -. Alla mattina ho dovuto aspettare fino alle 8, all’aperto con 6 gradi, fino a che ha aperto l’ufficio della Polizia ferroviaria, dove ho denunciato l’accaduto. Ma gli agenti mi hanno detto che non potevano fare nulla, che tutti i provvedimenti presi nei miei confronti erano legittimi, e che non potevo lasciare la Francia». Moro ha provato a chiedere aiuto in Italia: «Ho telefonato alla Farnesina per sapere cosa dovevo fare per rientrare in possesso del mio documento, ma mi hanno risposto che non potevano fare nulla e che comunque potevo viaggiare col documento francese. Ma che discorsi sono? I miei documenti erano validissimi, ci ho viaggiato tutta Europa senza avere mai nessun problema». Moro allora ha chiamato i suoi genitori: «Ho chiesto ai miei di venirmi a prendere. Si sono sobbarcati un viaggio di 600 chilometri da San Nazario fino a Saint Marcellin, vicino a Grenoble, dove sono arrivato con treni regionali. Nel frattempo dall’albergo mi hanno fatto sapere che avevo perso il posto». Morto giura di non aver commesso alcuna irregolarità. Oggi la famiglia è decisa a fare chiarezza. •