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Un coro dai quartieri: «Ponte, è una tragedia»

Un alpino guarda malinconicamente il “suo” Ponte  FOTO  CECCONErio Piva (Centro storico)Gianni Castellan (Angarano)
Un alpino guarda malinconicamente il “suo” Ponte FOTO CECCONErio Piva (Centro storico)Gianni Castellan (Angarano)
Un alpino guarda malinconicamente il “suo” Ponte  FOTO  CECCONErio Piva (Centro storico)Gianni Castellan (Angarano)
Un alpino guarda malinconicamente il “suo” Ponte FOTO CECCONErio Piva (Centro storico)Gianni Castellan (Angarano)

C’è profonda preoccupazione, su entrambe le sponde del Brenta, per lo stallo nei restauri del Ponte degli Alpini e il braccio di ferro tra Comune e Vardanega. Al punto che negli ultimi giorni, subito dopo l’incontro convocato giovedì sera dal sindaco in municipio, si sono moltiplicate le telefonate tra i presidenti dei due quartieri più direttamente interessati, Erio Piva per il centro storico e Gianni Castellan per Angarano. I due, all’unisono, non esitano a definire «gravissima e complicatissima» la situazione. «Direi addirittura una tragedia – commenta sconsolato Piva -, anche perché in questa fase non si vedono inversioni di rotta né a breve, né a medio termine. Il Ponte è un malato grave tenuto sotto osservazione, ma il nostro timore è che i peggioramenti siano dietro l’angolo. Dopo il summit dei giorni scorsi, siamo un po’ più informati ma non meno preoccupati. Abbiamo appreso che prima di quasi un anno, purtroppo, sarà difficile ripartire. Speriamo che, la prossima riapertura dei cantieri, sia quella buona». Castellan che apre la propria disamina con una battuta: «Ho chiesto all’amico Piva di candidarsi a commissario speciale per il Ponte – dichiara -, perché in questa vicenda drammaticamente intricata c’è bisogno di persone mosse dall’amore per Bassano. Purtroppo mi guardo in giro e vedo quasi solo soggetti il cui conto alla rovescia punta alla scadenza elettorale del 2019. In termini di consenso, il Ponte è un catalizzatore come nessun altro, e allora si fa presto a vestirsi da paladini e infilare qualche “l’avevo detto io” per portare a casa una manciata di voti». Sul progetto di restauro Castellan esprime considerazioni simili:«Non so se sia giusto o sbagliato, io non mi ergo a ingegnere. Do per scontato, però, che chi di dovere abbia valutato secondo competenza. Ma una cosa mi sento di dirla, anche alla luce della mia esperienza professionale: in quarant’anni di sindacato non ho mai visto un’impresa a bassa produttività come quella incaricata. In sostanza hanno solo messo e tolto le ture. Resta che la situazione è grave e che l’unico aspetto positivo è che almeno ancora per un anno il Ponte resterà aperto. L’augurio, naturalmente, è che in quest’anno ci siano la voglia, la forza e le capacità per tirare una linea e ripartire». •

Lorenzo Parolin

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