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Ulss, bagarre in tv sul caso Stampini e la morte di Silvia

Renata Stevan con Eleonora Daniele. Collegato, Bortolo Simoni
Renata Stevan con Eleonora Daniele. Collegato, Bortolo Simoni
Renata Stevan con Eleonora Daniele. Collegato, Bortolo Simoni
Renata Stevan con Eleonora Daniele. Collegato, Bortolo Simoni

Da un lato, il dramma di una madre che ha perso la figlia che le aveva appena donato una nipotina, in un parto seguito da un falso medico che per anni ha lavorato illegittimamente in un ospedale pubblico. Dall’altro, un direttore generale che ha accettato di scendere sulla “piazza” televisiva per il contraddittorio e che pur assicurando compartecipazione alla tragedia non può derogare dalla linea decisa nella causa giudiziaria in corso. In mezzo, a gettare benzina sul fuoco, un gruppo di opinionisti in studio che hanno fatto di tutto per scaldare gli animi in nome della «gente». Non una bella pagina televisiva, quella andata in onda ieri mattina nella trasmissione “Storie italiane” di Raiuno, condotta da una Eleonora Daniele anch’ella particolarmente inquisitoria. Si è parlato della morte di Silvia Dalla Rizza, la giovane morta nel gennaio 2004 in seguito alle complicazioni di un parto cogestito da Andrea Stampini, il geometra fintosi ginecologo. Contro L’Ulss 7 Pedemontana ci sono due cause, promosse rispettivamente dai genitori di Silvia e dal vedovo insieme alla figlia. Renata Stevan, madre di Silvia, si è rivolta con i suoi avvocati alla Rai per riportare l’attenzione sul caso. Bortolo Simoni, attuale direttore dell’azienda sanitaria, si è collegato da Bassano. Ma la discussione è ben presto degenerata: non per colpa dei due principali protagonisti, quanto degli ospiti di contorno che hanno alzato i toni infuocando il clima. «Perché non avete mai sospettato di Stampini? Perché mia figlia non c’è più e io non so ancora di chi sia la colpa?», ha chiesto Renata Stevan. Simoni ha espresso vicinanza alla famiglia e ha cercato di spiegare il complesso iter giudiziario, che ha visto un’inchiesta penale finire con assoluzioni all’epoca e ora si è trasferito in sede civile con palleggi di responsabilità con le assicurazioni. Ma è stato ben presto sommerso di interventi. Non gli è servito precisare di aver soltanto ereditato il caso né garantire che l’Ulss farà fronte alle sue eventuali responsabilità ma che è necessario aspettare la sentenza. L’Ulss stessa, su consiglio dei suoi avvocati, non si è mai presentata alle conciliazioni, e anche questo ha invelenito l’ambiente. E’ finita con molti a gridarsi sopra, tra accuse di insensibilità e repliche che «la giustizia la fanno i tribunali, non le trasmissioni televisive con ospiti digiuni di nozioni». Simoni ha comunque invitato la signora Stevan a contattarlo a Bassano. La donna, da parte sua, è delusa perché al di là dei passi strettamente istituzionali e giudiziari nulla sarebbe stato fatto. «Capisco il dolore profondo della famiglia - ha dichiarato poi, a telecamere spente, Simoni -, ma va anche detto che è la terza o quarta volta che la vicenda viene riproposta in televisione. Di recente sono andato a “Mi manda Raitre” e anche il mio predecessore Giorgio Roberti era stato chiamato. La signora Stevan non deve temere problemi, non c’è alcuna volontà di sfuggire alle responsabilità che saranno accertate, ma bisogna attendere che la giustizia faccia il suo corso». Prossima puntata il 7 marzo. In tribunale, questa volta, per una nuova udienza della causa. •

Alessandro Comin

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