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Tribunale, sipario amaro «Il governo ha dimostrato di non capire il territorio»

Andrea Visentin (Confindustria)Una manifestazione di avvocati e amministratori per il tribunaleSembra definitivamente tramontata l’idea di riavere un Palazzo di giustizia a Bassano
Andrea Visentin (Confindustria)Una manifestazione di avvocati e amministratori per il tribunaleSembra definitivamente tramontata l’idea di riavere un Palazzo di giustizia a Bassano
Andrea Visentin (Confindustria)Una manifestazione di avvocati e amministratori per il tribunaleSembra definitivamente tramontata l’idea di riavere un Palazzo di giustizia a Bassano
Andrea Visentin (Confindustria)Una manifestazione di avvocati e amministratori per il tribunaleSembra definitivamente tramontata l’idea di riavere un Palazzo di giustizia a Bassano

Perfino i parlamentari leghisti, che pochi giorni fa avevano incontrato il sottosegretario Morrone, ora si dicono sbigottiti dal siluro lanciato dal ministro Alfonso Bonafede al Tribunale di Bassano. Il guardasigilli ha detto in sostanza che il futuro della giustizia sarà telematico e con sportelli di prossimità, chiudendo di fatto la porta alle speranze di riaprire il nuovo Palazzo di giustizia di via Marinali. Andrea Visentin, presidente del Raggruppamento bassanese di Confindustria Vicenza, si definisce invece «molto amareggiato ma non certo sorpreso». «Molti ora si indignano - chiarisce Visentin - ma è da qualche tempo che tirava brutta aria. Ultimamente non si era puntato sul valore specifico del nostro tribunale ma ci si era riuniti a un movimento collettivo che presentava le ragioni di una trentina di realtà in Italia. Non critico le varie iniziative che si sono succedute, ma così le nostre peculiarità si sono annacquate nella massa critica. Fatta questa doverosa premessa, il punto ben più preoccupante è un altro: che questo governo non sia capace di interpretare i dati e le proposte di valore che il mondo dell’impresa produce. Questa ne è l’ennesima dimostrazione». Visentin non aizza polemiche, ma il suo è un intervento fermo ed esplicito. «Il presidente della Regione Zaia ci dà il suo appoggio, è fuori discussione. Ma non ci sentiamo ascoltati da questo governo. Ho sentito parlare di sportelli di prossimità e mi chiedo: si vuole garantire la ripresa al Paese oppure rifugiarsi in un assistenzialismo di corto respiro? Ben vengano i diritti dei cittadini e dei deboli, ma certe misure non hanno nulla a che vedere con lo sviluppo e con la diffusione di vero benessere sul territorio. Appare chiaro ormai che sulle questioni su cui la nostra area e le nostre categorie hanno diritto di essere ascoltate si alza un muro di gomma non perché non si voglia, ma perché non si è capaci di capire e di rispondere». Compromesso il palazzo di giustizia, che si salvi almeno il palazzo, continua Visentin: «Non sapremmo neppure più cosa inventarci per trovare interlocutori nel governo. A questo punto voltiamo pagina e troviamo un’alternativa credibile per utilizzare un immobile fermo da una vita, che non dev’essere lasciato deteriorarsi e che potrebbe movimentare il centro. L’edificio va messo al più presto a disposizione della comunità. Uffici, scuole, sportelli di servizi: sblocchiamo la situazione con un atto di coraggio». Sandro Venzo, presidente degli Artigiani, concorda sul fatto che «a Roma c’è chi non ci capisce. E non capisce nemmeno che con l’apertura della Pedemontana l’assetto di queste aree cambierà radicalmente e diventerebbe ancora più ideale per un Tribunale». La speranza di Venzo è quella di fare un ultimo tentativo: «Vorrei riuscire a parlare con il ministro e consegnargli il fascicolo che il Comitato aveva presentato un anno fa». •

Alessandro Comin

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