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Tribunale, doccia fredda Il ministro chiude la porta La rivolta degli avvocati

Il ministro Alfonso BonafedeIl nuovo Palazzo di giustizia inutilizzato da anni in via MarinaliUna recente riunione delComitato per il tribunale della Pedemontana FOTO  CECCON
Il ministro Alfonso BonafedeIl nuovo Palazzo di giustizia inutilizzato da anni in via MarinaliUna recente riunione delComitato per il tribunale della Pedemontana FOTO CECCON
Il ministro Alfonso BonafedeIl nuovo Palazzo di giustizia inutilizzato da anni in via MarinaliUna recente riunione delComitato per il tribunale della Pedemontana FOTO  CECCON
Il ministro Alfonso BonafedeIl nuovo Palazzo di giustizia inutilizzato da anni in via MarinaliUna recente riunione delComitato per il tribunale della Pedemontana FOTO CECCON

«È la pietra tombale su tanti anni di sforzi. Una doccia fredda che arriva proprio nel momento peggiore. Adesso basta con le prese per i fondelli». Da Roma arrivano notizie che fanno calare il sipario sul tribunale della Pedemontana e l’ex presidente degli avvocati, Francesco Savio diventa una furia. Il guardasigilli Alfonso Bonafede, in conferenza stampa, ha individuato negli “uffici di prossimità” il futuro della Giustizia: sportelli amministrativi e collegamenti via internet a profusione, ma di fatto nessuna previsione di nuovi Palazzi. Tra i legali bassanesi, che lottano per la riapertura del Tribunale nuovo di zecca, sconforto e rabbia sono saliti alle stelle. «Le dichiarazioni del ministro – commenta Savio – chiudono la porta a qualsiasi ritorno in funzione degli uffici giudiziari soppressi. E, indirettamente, vanificano la mole di dati, ricerche e analisi con i quali abbiamo motivato negli ultimi anni la necessità di rimettere in funzione il tribunale». Secondo Bonafede, con gli uffici di prossimità sarà possibile «colmare il vuoto che si è creato con la chiusura dei piccoli tribunali, arrivando fisicamente più vicino ai cittadini. E magari proprio in quei luoghi dove ci sono persone che soffrono». Lobiettivo del Guardasigilli è istituire mille sportelli nei territori decentrati rispetto ai capoluoghi dove tribunali, uffici regionali e comunali avranno la sede principale. «Tra un anno – ha spiegato il ministro – faremo un elenco di città e regioni coinvolte per dare risalto alle istituzioni che avranno creduto in questo progetto». Un programma, questo, che gli avvocati bassanesi trovano analogo a quelli dei ministri precedenti: il che, per il Bassanese, si riduce, nella sostanza, «a una presa in giro. Gli sportelli sono un servizio amministrativo, la Giustizia è un’altra cosa – riprende Savio -. Con la doppia beffa che a Bassano un ufficio di prossimità già c'è e che i costi saranno a carico dei Comuni». L’ex rappresentante dei legali contesta anche i numeri diffusi dal ministero: «Non capisco da dove salteranno fuori quei mille nuovi uffici annunciati da Bonafede. Di questi tempi, quale Comune vorrà mai accollarsi le spese di servizi solo accessori?». In segno di protesta, l’avvocato è intenzionato a rinunciare all’incontro programmato nelle prossime settimane a Roma tra i funzionari del ministero e i vertici del Comitato pro tribunale. «Che cosa andrei a fare in via Arenula? – si chiede – A verificare che siamo fermi a cinque anni fa? A perdere tempo, io non ci vado». Amareggiato, anche se un filo più conciliante, è l’altro esponente del comitato, Antonio Mauro: «Una presa di posizione, quella del ministro, che proprio non ci voleva - commenta - e che testimonia come, alla fine, comandino sempre i funzionari. La delusione è grande, però, anche per rispetto ai bassanesi, il comitato deve continuare con il proprio lavoro». •

Lorenzo Parolin

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