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Bassano

Travolti dall’auto
al rally. Il perito:
«Anche colpa loro»

Il momento in cui il 26 settembre 2009 la Peugeot 106 di Chemin finisce fuori strada. FOTO CECCON
Il momento in cui il 26 settembre 2009 la Peugeot 106 di Chemin finisce fuori strada. FOTO CECCON
Incidente Rally Città di Bassano 2009

«Si può concludere che gli spettatori del rally rimasti feriti hanno agito con imprudenza posizionandosi nel sito, tenuto conto delle segnalazioni di divieto presenti in loco e della pericolosità». È una delle conclusioni più significative della perizia di Giorgio Cavallin, ordinata dal giudice di pace, per fare chiarezza sul grave incidente avvenuto al 26° rally “Città di Bassano” del 26 settembre 2009. Quando durante l’8^ prova speciale “Valstagna”, lungo la strada per Foza, la Peugeot 106 guidata da Cristian Chemin sfuggì al suo controllo e “impazzita” travolse otto spettatori (Luigi Cobalchini, Paolo Gladiolo, i fratelli Marco e Tobia Galvan, Marco Maurizzi, Marco Vanzetto, Roberto Giusto e Claudio Dalla Pellegrina), ferendoli. Uno in modo grave.

SETTE DI LORO sono parte civile, e chiedono agli imputati decine di migliaia di euro per i danni, con gli avv. Renzo Villanova, Domenico Dissegna, Alvise Fontanin e Luca Milano nel processo al presidente del comitato organizzatore, nonché presidente del “Bassano Rally Racing”, Narciso Paccagnella, 62 anni, difeso dagli avv. Trafieri e Savio, e dei commissari di gara Ciro Tagliente, di 42, Arzignano; Cristiano Nardi, di 37, Chiampo e Rosario Veneroso, di 48, Montecchio Maggiore, difesi dall’avv. Elena Peron. I quattro rispondono di lesioni colpose aggravate.

PERCHÉ LA CONCLUSIONE del perito Cavallin di Padova potrebbe indirizzare il processo? Il condizionale è d’obbligo perché l’esperto - ma va ricordato che il giudice potrebbe disattendere le sue conclusioni in base ai propri convincimenti confortati da quanto emerso dal dibattimento che si concluderà a giugno -, da un lato sottolinea che «l’organizzatore, anche attraverso i suoi diretti collaboratori in loco (l’“attivatore“ e gli addetti al controllo del pubblico), avesse in parte rispettato le prescrizioni legislative e regolamentari», dall’altro evidenzia che «la condotta dell’organizzatore si è però concretizzata in una generale sottovalutazione del rischio nella zona dell’incidente e nell’omissione dell’applicazione di alcune delle disposizioni imposte dalle autorità».

MA DOVE L’ANALISI di Cavallin è molto circostanziata è nel rispondere alla domanda del giudice sulle possibili responsabilità degli spettatori per avere eventualmente agito «con imprudenza e concorso nella causazione delle lesione subite, tenuto conto delle segnalazioni in loco». Sul punto il perito è netto. Scrive che in quel luogo da regolamento non doveva esserci alcuno, poiché si trattava di un pericoloso tornante, con accesso a una stradina sterrata delimitata da una fettuccia rossa dietro alla quale non avrebbe dovuto trovarsi alcun spettatore. In quel tratto la macchina arrivò sparata ai 105 all’ora, testimoniato da una frenata di 52 metri. La causa dell’incidente, infatti, fu la «velocità eccessiva con cui il pilota aveva affrontato il percorso misto precedente». Però, al di là dell’errore, se fossero state rispettate le misure di sicurezza non ci sarebbero stati feriti.

LE DIFESE degli avvocati Trafieri, Savio e Peron affermano che l’organizzazione aveva dato precise disposizioni e «uno dei commissari presenti, quando aveva inutilmente invitato le numerose persone assiepate (una ventina) ad allontanarsi, aveva chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, tant’è che arrivò un volontario dell’associazione carabinieri». Insomma, l’organizzazione respinge ogni addebito. Per contro, le parti civili osservano che lo stesso perito sottolinea che l’organizzazione ha l’obbligo di sospendere momentaneamente la gara e chiedere l’intervento della forza pubblica se i commissari non sono in grado di impedire la presenza degli spettatori nelle zone a rischio. Ma Cavallin annota il comportamento imprudente degli spettatori che pur avvertiti che lì non dovevano rimanere avevano glissato, oltre al fatto, di comune esperienza per chi è appassionato di rally, che il controllo del pubblico «è a volte sostanzialmente impossibile». Inoltre, le comunicazioni radio erano difficili per carenza di campo. Dunque, i commissari non poterono comunicare col capo posto. E l’affollamento generò «una situazione spesso fuori controllo». Di chi fu la colpa?

Ivano Tolettini

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