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Torneo delle Squadracce
«Siamo fan della Destra
ma è soltanto un gioco»

Una squadra saluta romanamente in una delle passate edizioniAlessandro GalvanettiLa formazione vincitrice del “Torneo delle Squadracce” di quest’anno con il trofeo
Una squadra saluta romanamente in una delle passate edizioniAlessandro GalvanettiLa formazione vincitrice del “Torneo delle Squadracce” di quest’anno con il trofeo
Una squadra saluta romanamente in una delle passate edizioniAlessandro GalvanettiLa formazione vincitrice del “Torneo delle Squadracce” di quest’anno con il trofeo
Una squadra saluta romanamente in una delle passate edizioniAlessandro GalvanettiLa formazione vincitrice del “Torneo delle Squadracce” di quest’anno con il trofeo

Mentre l’Italia si divide sulla spiaggia “fascista” di Chioggia e sul presunto reato di apologia, nel Bassanese è andata in scena la quinta edizione del “Torneo delle Squadracce”: una giornata di calcio a cinque promossa dall’associazione Destra Brenta. Nome che è tutto un programma.

L’appuntamento, pochi giorni fa, è stato a Cartigliano, per una serata di football “da veri uomini” nella zona degli impianti sportivi. Ci fosse qualche dubbio sulla natura “non politicamente conforme” dei promotori, la locandina-invito ammiccava in una grafica che profumava di impresa d’Etiopia e raccomandava di esserci perché «se non vieni, la tua mamma fa un brutto lavoro». Il tutto promettendo una manifestazione «semplice, populista, che "non accoglie" e "semina odio"» in edizione notturna.

Poi, alcune concessioni più goderecce al XXI secolo: panini onti, birra a fiumi e dj set. L’ultimo, però, con musica rigorosamente non allineata. Il torneo ha avuto successo: la pagina facebook è piena di recensioni positive. E sui social c’è già chi dà appuntamento al prossimo anno con un bel «sieg heil» ma anche ringrazia i «tosi» per la bella giornata.

Goliardia o apologia? «Ci chiamiamo Destra Brenta – precisa il portavoce dell’associazione Alessandro Galvanetti – e non facciamo certo mistero delle nostre posizioni. Da noi sì che tutto è alla luce del sole. Solo che siamo in Italia, e i centri sociali possono organizzare festival a piacimento, mentre quando ci muoviamo noi, i campioni del pensiero unico sono pronti a stracciarsi le vesti. Leggono “squadracce” e pensano a chissà cosa. È un torneo di calcio, per divertirsi, e per giocare su alcuni simboli del passato». Lontano e recente, perché, nelle cinque edizioni la locandina ha alternato simboli vintage a volti sportivi cari alla destra come Paolo Di Canio. Quest’anno in immagine c’era Paul Gascoigne, ma nella celebre foto della “strizzatina” alle parti intime ad opera del difensore del Wimbledon Vinnie Jones. Come dire: qui giocano solo i duri.

«Quanto al fascismo – riprende Galvanetti – è un’esperienza storicamente collocata, e come tale va studiata. Certo che se a settant’anni di distanza, lo Stato deve aver paura delle bottiglie di vino col ritratto di Mussolini, non so cosa pensare». I giovanotti di Destra Brenta non ci stanno a passare come reducisti. Niente fez, orbace e “Faccetta nera”, perché la loro destra è ad ampio spettro: «Nel nostro circolo trovano posto i cattolici che amano la tradizione – continua il presidente -, gli appassionati di D’Annunzio, alcuni cultori del Ventennio, ma soprattutto chi non vuole uniformarsi a questa Europa delle banche che affama le famiglie e ci sta rubando l’identità». I modelli sono Fini (ma nel senso di Massimo, il giornalista) e, per il Veneto, Alessio Mannino, per una destra che ama la tradizione ma è presente nella modernità. Così, se parte qualche saluto romano, come accaduto in qualcuna delle scorse edizioni del torneo, i conformisti del “politicamente corretto” se ne faranno una ragione.

Poi, se il discorso scivola sulla spiaggia di Chioggia, Galvanetti difende il responsabile con qualche distinguo: «Cominciamo col dire che chi la frequenta lo fa perché è pulita, ordinata e il gestore è una persona perbene. Poi, come ho già detto, il fascismo è stato un fenomeno storico e per quanto mi riguarda vale il principio “né rinnegare, né restaurare” di Almirante».

Dal padre nobile della destra repubblicana, Galvanetti ha appreso anche l’arte del confronto. Al punto che, per l’edizione appena conclusa delle “Squadracce”, era pronta ad arrivare da Rosà pure una compagine di leghisti. «Poi ci si sono messe le amministrative – chiude - e la squadra targata Carroccio è stata precettata per la campagna elettorale. Pazienza, vorrà dire che faremo il prossimo anno».

Lorenzo Parolin

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