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Sui viadotti in Valle i segni degli anni che fanno paura

L’armatura esposta dal cedimento del calcestruzzo a Primolano
L’armatura esposta dal cedimento del calcestruzzo a Primolano
L’armatura esposta dal cedimento del calcestruzzo a Primolano
L’armatura esposta dal cedimento del calcestruzzo a Primolano

Inevitabile. Dopo la tragedia di Genova, con il viadotto autostradale crollato la vigilia di Ferragosto che ha ucciso 38 persone, senza contare gli automobilisti ancora dispersi, era inevitabile chiedersi come stanno le strade - quelle sopraelevate, in particolare - che attraversano il Bassanese. Era inevitabile poi partire dalla statale 47, costante oggetto di problemi cronici, più volte riportati dal Giornale di Vicenza: dalle asfaltature colabrodo, ai giunti dei viadotti staccati e taglienti che solo pochi inverni fa avevano fatto strage di pneumatici. Nulla, rispetto alla tragedia del ponte Morandi a Genova ma è chiaro che vi siano dettagli da non sottovalutare. Allora bisogna muoversi, andare sotto i ponti, verificare da vicino come stanno quei 30 chilometri di statale che attraversa la Valbrenta, da Pove fino a Primolano, al confine con il Trentino, dove la strada diventa all’improvviso un tavolo da biliardo, molto diversa dalla “gruviera” vicentina. In un controllo visivo dei piloni che abbiamo compiuto ieri sono emerse alcune problematiche importanti, le più gravi concentrate essenzialmente nel tratto di statale che attraversa la frazione di Primolano, in Comune di Cismon. Per raggiungere la zona sottostante la carreggiata, a due passi dal Brenta, bisogna quasi guadare il fiume, costeggiare la diga del Pianello, e arrivare nei campi di granoturco e noci coltivati a pochi metri dal viadotto. Qui la situazione è tutto fuorché rassicurante e a segnalarlo sono gli stessi residenti che pochi mesi fa hanno addirittura chiamato l’Anas per convincerla a tagliare i lunghi tondini di ferro che avrebbero dovuto “armare” il cemento dei plinti che sostengono la carreggiata, e che invece si erano completamente staccati e afflosciati verso terra. In un tratto di qualche chilometro, almeno quattro sostegni sono completamente deteriorati. La struttura esterna è del tutto esposta, i cedimenti di calcestruzzo, evidenti, ovunque. Con l’inverno la situazione peggiora, con le temperature che scendono a picco, di molti gradi sotto lo zero, il sole assente e chili di sale sparsi sulla strada per evitare incidenti. La corrosione della struttura aumenta, di anno in anno. Chi vive in zona si chiede quanto ancora reggerà, ma soprattutto se qualcuno stia pensando di fare qualcosa. Problemi simili, ma molto meno marcati, si stanno evidenziando nella zona di San Nazario, nelle frazioni di San Marino e della Grottella, dove il cedimento della parte più superficiale di alcuni plinti ha scoperto l’armatura. Almeno qui, un occhio inesperto non vedrebbe pericoli imminenti ma un monitoraggio è stato più volte richiesto, soprattutto nei periodi invernali anche dalle amministrazioni della Valle. Quindi, se di allarme non si può parlare, almeno non per quello legato ai pericoli di crollo, c’è bisogno di verifiche. Le prime sentinelle restano sempre i residenti, che con il tratto nuovo della statale convivono dalla metà degli anni Ottanta, e aspettano ancora una soluzione definitiva. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Cavedagna

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