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Valstagna

Spiava la sua ex
Condanna a un anno
a ex giornalista Rai

Una donna mostra un modello di microspia utilizzata per ascoltare le sue conversazioni. ARCHIVIO
Una donna mostra un modello di microspia utilizzata per ascoltare le sue conversazioni. ARCHIVIO
Una donna mostra un modello di microspia utilizzata per ascoltare le sue conversazioni. ARCHIVIO
Una donna mostra un modello di microspia utilizzata per ascoltare le sue conversazioni. ARCHIVIO

Un anno di reclusione (con pena sospesa) per aver spiato l’ex compagna. È la condanna inflitta ieri mattina dal giudice Barbara Maria Trenti a carico di Agostino Mauriello, 65 anni, residente a Valstagna in via Sette Comuni. L’imputato dovrà inoltre risarcire la vittima, che si era costituita parte civile con l’avv. Agron Xhanaj, con una provvisionale di 30 mila euro oltre a 5 mila euro di spese legali. Il risarcimento completo - la donna chiedeva 100 mila euro - sarà discusso in sede civile. La procura, con il pubblico ministero onorario Stefano Conte, aveva chiesto un anno e tre mesi.

Mauriello, difeso dall’avv. Pasquale Crea, doveva rispondere di aver spiato la sua ex convivente con una microspia e con un software che gli consentiva di leggere le e-mail inviate e spedite al computer della donna. La procura di Venezia, competente per questo genere di reati, con il pubblico ministero Tavarnesi aveva citato a giudizio l’imputato, giornalista della Rai in pensione, con le accuse di interferenze illecite nella vita privata e di accesso abusivo ad un sistema informatico.

I fatti contestati erano avvenuti fra Valstagna, Bassano, Caldogno e Vicenza fino al maggio del 2013, e rientravano nei rapporti assai tesi fra Mauriello e la sua ex Nacera, 45 anni, di origini algerine, corrispondente dall’Italia per alcune testate in patria. La vittima, che aveva presentato una serie di articolate querele nei confronti dell’ex compagno, sosteneva fra l’altro di essere vittima di altri reati.

Dopo la separazione, i due per qualche tempo vissero in appartamenti attigui, pur divisi. Lui è stato ritenuto responsabile di aver installato in casa delle microtelecamere, per controllarla, che furono scoperte. Mauriello aveva installato una microspia collegata ad una scheda telefonica e programmata con risposta automatica per captare delle immagini della vita in soggiorno, che lui poteva vedere attraverso un telefono. Quando lei si trasferì a Caldogno lui usò un altro sistema per spiarla. Spedendole una email, era riuscito a installare un software nel computer della donna, in grado di controllare la sua attività con il pc. Non solo: il programma, stando a quanto sostenuto anche da un esperto informatico, era in grado di far sì che con la telecamera installata nel computer di lei lui potesse osservarla. Lei se ne accorse e la fece sequestrare dagli inquirenti. Con quel software, lui poteva leggere la posta elettronica, e avrebbe utilizzato delle email in un procedimento giudiziario che li vedeva contrapposti. Insomma, una battaglia giudiziaria in piena regola, con l’utilizzo ritenuto illecito della tecnologia. Mauriello ha sempre negato le accuse, ritenendosi innocente; scontato il ricorso in Appello.

Diego Neri

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