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«Smettiamola
con i campanilismi
o perdiamo l’Ulss»

Il sindaco Riccardo PolettoL’ospedale San Bassiano, sede dell’Ulss 7 Pedemontana
Il sindaco Riccardo PolettoL’ospedale San Bassiano, sede dell’Ulss 7 Pedemontana
Il sindaco Riccardo PolettoL’ospedale San Bassiano, sede dell’Ulss 7 Pedemontana
Il sindaco Riccardo PolettoL’ospedale San Bassiano, sede dell’Ulss 7 Pedemontana

«L’Ulss Pedemontana è una conquista, ma bisogna tenerla in vita, remando tutti nella stessa direzione e dimostrare che funziona. In caso contrario, il rischio di perderla c’è». Il sindaco di Bassnao Riccardo Poletto lancia l’allarme sulla tenuta della neonata azienda sanitaria: la regola in Veneto è di una Ulss per provincia, con due, Vicenza fa eccezione e non sono esclusi tentativi di “normalizzazione” da parte della politica. Da qui, l’appello che il primo cittadino di Bassano lancia a nome dei colleghi.

L’Ulss 7 è appena nata e già rischia di sparire?

«Non voglio evocare scenari drammatici, ma l’azienda sanitaria è una conquista che la politica locale deve meritarsi. È sacrosanto che ogni sindaco lavori per il proprio territorio e noi faremo tutto il possibile per difendere l’’ospedale di Bassano e migliorarne l’offerta, ma il dibattito deve sempre tener presente l’interesse superiore. In altre parole, se l’Ulss 7 vive, ne guadagniamo tutti, se verrà assorbita da Vicenza, gli ospedali di Bassano e Santorso diventeranno periferici e perderemo servizi e qualità della vita».

Questo l'impianto generale. Sul piano organizzativo, quali sono le sfide da affrontare?

«Sono in discussione in Regione le linee guida per la redazione dei cosiddetti “atti aziendali”, vale a dire gli statuti delle Ulss. A quanto ci risulta, si prospettano una riduzione dei dipartimenti ospedalieri a Bassano, da quattro a due, e l’accorpamento delle unità operative sul territorio. A titolo di esempio, disabilità e cura degli anziani sarebbero accorpate, come pure infanzia, adolescenza, famiglia e consultori».

Non va bene? Quali soluzioni proponete?

«Per la prospettata riduzione dei dipartimenti, vogliamo sapere in che modo sarà mantenuta la qualità delle prestazioni; per l’accorpamento delle funzioni territoriali, chiediamo almeno che le nuove strutture abbiano autonomia decisionale e di cassa. In caso contrario, vale il discorso fatto per lo spacchettamento dell’Ulss: il destino sarà la perdita di qualità e di servizi».

Il fronte dei servizi sociali è stabile?

«Anche qui si prospettano novità. In particolare ci preoccupano la suddivisione dei servizi territoriali tra settore sociale e sanitario e la ripartizione delle spese sbilanciata sui Comuni. Per noi è preferibile che i servizi territoriali restino in capo al direttore sociosanitario e che le spese siano divise a metà tra enti locali e Ulss. Il modello veneto di integrazione tra sociale e sanitario funziona bene, ed è opportuno non toccarlo».

Sul piano politico, quali sono le questioni più urgenti?

«Bisogna armonizzare i due comitati dei sindaci, eredi delle conferenze dei sindaci delle Ulss 3 e 4. D’ora in poi la conferenza dei sindaci sarà unica e radunerà una sessantina di Comuni: per quanto riguarda la presidenza, proponiamo un’alternanza tra i due comitati e l’elezione del presidente a maggioranza qualificata. Per far sentire in modo efficace la voce del territorio la regola del 50 per cento più uno non basta».

Pure in questa fase di transizione, avete raggiunto degli obiettivi?

«Il più importante è aver armonizzato le rette dei centri occupazionali per disabili. Adesso ci sono degli standard uguali per tutti e il risultato è stato raggiunto anche grazie alla collaborazione con l’assessore regionale al sociale. Un altro risultato specifico del Bassanese è il tavolo permanente con i rappresentanti delle realtà che si occupano di salute. Le premesse per difendere i servizi a rischio e migliorare quelli a regime, quindi ci sono. L’importante è lavorare tutti insieme e non cedere a tentazioni da campanile».

Lorenzo Parolin

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