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Ritardi anche al Polo S. Chiara

Lo stato attuale del cantiere del Polo Santa Chiara FOTO  CECCON
Lo stato attuale del cantiere del Polo Santa Chiara FOTO CECCON
Lo stato attuale del cantiere del Polo Santa Chiara FOTO  CECCON
Lo stato attuale del cantiere del Polo Santa Chiara FOTO CECCON

Se le acque del Brenta non sono mai state così agitate, fulmini si abbattono ora anche sul Polo museale Santa Chiara. Spunta infatti una nuova contestazione contro la Nico Vardanega Costruzioni di Possagno, la ditta che ha in mano i due principali cantieri della città e i cui rapporti con l’Amministrazione sono oramai naufragati del tutto. Proprio nelle ore in cui il titolare dell’azienda trevigiana, Giannantonio Vardanega, annuncia che rimuoverà le ture dal fiume Brenta, emergono retroscena sull’andamento dell’altro grande cantiere della citta, quello per il nuovo museo nell’area Cimberle-Ferrari. Come per il Ponte degli Alpini, anche in questo caso le contestazioni riguardano l’andamento e le tempistiche dei lavori. C’è però una differenza sostanziale. Per il cantiere del Ponte a presentare i rilievi all’azienda sono stati i tecnici comunali, perché la Direzione lavori è interna al Comune. Per il Polo museale Santa Chiara, invece, la Direzione lavori è “terza”, esterna: compete allo studio Pession Associato di Torino. Il nuovo contenzioso risale alle settimane scorse, proprio mentre Vardanega chiedeva al Comune il pagamento del primo Stato di avanzamento lavori (Sal) per il cantiere del Ponte, pari a più di un milione di euro. Nello stesso periodo, Vardanega ha richiesto anche un nuovo Sal per il Polo Santa Chiara. Qui la Direzione lavori ha risposto picche, contestando alla ditta l’andamento delle operazioni per la costruzione del nuovo museo. Nello specifico, le ha chiesto di produrre entro la metà dell’aprile scorso un nuovo cronoprogramma aggiornato e valorizzato delle attività che intenda adottare. Una richiesta «tassativa», come si legge nel documento a firma del direttore lavori Carlo Pession di Torino, «per recuperare il ritardo accumulato e garantire il rispetto dei tempi e delle produzioni mensili dichiarate». I tempi prevedono la conclusione del cantiere entro la fine di gennaio del prossimo anno, quindi fra nove mesi esatti. In questo periodo, teoricamente, Vardanega dovrebbe dare vita al primo stralcio del museo, quello dedicato alla collezione naturalistica. Si attende dunque che ora l’azienda esponga le sue giustificazioni. Ieri Vardanega ha comunque annunciato un gesto distensivo per il Ponte. L’interruzione dei lavori rimane confermata, e pure l’intenzione del Comune di procedere con la risoluzione del contratto, ma la ditta si assumerà la responsabilità di rimuovere le ture, come esplicitamente richiestole. «L’ordine di servizio va oltre l’interruzione dei lavori - riferisce Giannantonio Vardanega -. Saremo noi quindi ad occuparci della rimozione della ture». Attività, quest’ultima, che si rende necessaria per evitare potenziali situazioni di pericolo per il Ponte degli Alpini in caso di piena del Brenta. •

Enrico Saretta

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