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Rescissione legittima ma il “pasticcio Nardini” turba l’Anticorruzione

Il cantiere della Inco con le ture sotto il monumento CECCONIl Ponte degli Alpini visto dall’alto. L’Autorità anticorruzione chiede chiarimenti sulla spalla Nardini  CECCON
Il cantiere della Inco con le ture sotto il monumento CECCONIl Ponte degli Alpini visto dall’alto. L’Autorità anticorruzione chiede chiarimenti sulla spalla Nardini CECCON
Il cantiere della Inco con le ture sotto il monumento CECCONIl Ponte degli Alpini visto dall’alto. L’Autorità anticorruzione chiede chiarimenti sulla spalla Nardini  CECCON
Il cantiere della Inco con le ture sotto il monumento CECCONIl Ponte degli Alpini visto dall’alto. L’Autorità anticorruzione chiede chiarimenti sulla spalla Nardini CECCON

Tutto in regola sulla scelta dei progettisti, sulla disponibilità del legname per il restauro e sulla rescissione del contratto con l’impresa Vardanega. Sulla spalla Nardini, invece, l’Anac bacchetta il Comune. L’Autorità nazionale anticorruzione ha reso noti ieri i risultati dell’istruttoria avviata sul progetto del Ponte degli Alpini a seguito delle richieste del Comitato Amici del Ponte e del precedente appaltatore, la Vardanega di Possagno. Molti dei punti contestati vengono liquidati rapidamente riscontrando una condotta corretta da parte dell’amministrazione. L’Anac, inoltre, ha ritenuto la rescissione del contratto esercitata nel pieno delle facoltà del Comune. Sull’annosa diatriba della disponibilità o meno della spalla Nardini, l’Anticorruzione rileva invece mancanze nel procedimento autorizzativo dei lavori. La spalla Nardini resta la madre di tutte le problematiche. Tanto che al termine delle 18 pagine di documento, l’Anticorruzione dà mandato al proprio Ufficio vigilanza lavori di monitorare l’andamento del restauro e soprattutto gli esiti delle interlocuzioni tra il Comuni e i Nardini stessi. I RILIEVI. Come noto, i rapporti tra Comune e Nardini per l’acceso alle proprietà di questi ultimi sono regolati da una convenzione firmata il primo marzo 2016. Il problema, come rileva l’Anac, è che invece la verifica e la validazione del progetto da porre in gara erano avvenute precedentemente, il 26 novembre 2015, quando c’era soltanto una bozza di convenzione, risalente ai primi di agosto 2015, nella quale erano elencate le lavorazioni previste nella spalla Nardini, e una serie di atti successivi nei quali i Nardini davano «la piena disponibilità a proseguire nel rapporto intrapreso con il Comune». Cosa che evidentemente non bastava: «In carenza di un documento comprovante l’effettiva volontà delle parti interessate al procedimento, probante ai fini della effettiva eseguibilità delle opere - scrive infatti l’Anac - non erano da ritenersi sussistenti tutti i presupposti per la validazione del relativo progetto». Validazione che non può essere emessa «nelle more dell’acquisizione di un documento definitivo probante ai fini della realizzabilità stessa delle opere, come invece è avvenuto nel caso in esame». A complicare ancora di più la questione, il fatto che nella convenzione sia indicata la perdita di diritti a favore del Comune nel caso i risultati delle verifiche tecniche non siano condivisi dal tecnico dei Nardini. «Tali condizioni - prosegue l’ente - riducono considerevolmente quei margini di ragionevole certezza di eseguibilità del progetto che la procedura di validazione intenda garantire». In conclusione, Anac sottolinea che la problematica dell’effettiva accessibilità della spalla Nardini «non è ancora adeguatamente risolta». E questo perché è stato procrastinata «l’acquisizione del definitivo assenso alla realizzazione delle opere insistenti sulla proprietà Nardini a dopo la consegna dei lavori. Rinviando alla fase di cantiere ulteriori valutazioni tecniche e indagini sulle spalle del ponte per la esatta caratterizzazione dello stato dei materiali». Ecco quindi che per Anac la validazione del progetto da parte degli uffici comunali è «avvenuta in carenza dei presupposti di legge ed in difetto di una esaustiva valutazione dello stato dei luoghi». IL LEGNAME. L’altra grande questione sollevata anche dal precedente appaltatore Vardanega era la presunta indisponibilità sul mercato del legno giusto per il ponte. Sul punto, l’Anac specifica che «gli accertamenti condotti portano a ritenere superabili i profili problematici rappresentanti», proprio in base al fatto che il Comune aveva indicato a Vardanega la possibilità di procurarsi legname di caratteristiche affini a quelle richieste. E del resto, la Inco ha trovato e ordinato da tempo il legno presunto «inesistente», che è pronto ad arrivare a Bassano. «La lamentela dell’istante - scrive quindi Anac - appare dunque priva di rilievo ai fini dell’effettiva eseguibilità dell’opera». IL PROGETTISTA. Pieno riconoscimento infine da parte dell’Anac al progettista dell’opera, l’ingegner Claudio Modena. «Le verifiche operate in sede istruttoria consentono di ritenere congrui all’importanza e alla delicatezza delle opere i requisiti di professionalità del progettista incaricato - scrivono gli esperti dell’Anticorruzione - ritenendo inoltre gli elaborati dello stesso prodotto sostanzialmente ottemperanti ai dettami del regolamento per il livello progettuale richiesto». •

Enrico Saretta

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