<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Profughi, quota 151
E sull’accoglienza
i sindaci si dividono

Il presidente della cooperativa Bazzara e il sindaco Scuccato
Il presidente della cooperativa Bazzara e il sindaco Scuccato
Il presidente della cooperativa Bazzara e il sindaco Scuccato
Il presidente della cooperativa Bazzara e il sindaco Scuccato

Sindaci divisi sull’accoglienza ai profughi. A Pozzoleone sono arrivati cinque somali che hanno portato a 151, ripartiti in 9 Comuni sui 21 del territorio, i migranti ospitati nel Bassanese. Alcuni primi cittadini tengono aperte le porte,altri colleghi si oppongono contestando l’operato di Prefettura e cooperative. Bassano, per esempio, non alza barricate: con 110 richiedenti asilo in accoglienza diffusa fa la parte del leone. Ma anche Mussolente e Cassola non si sono tirati indietro: i due Comuni ospitano rispettivamente quattro e cinque persone.

«Abbiamo garantito la nostra massima collaborazione allo Stato - afferma il sindaco misquilese Cristiano Montagner -. Non abbiamo strutture da destinare ai profughi, ma quando si è trattato di studiare progetti di reinserimento ci siamo dati da fare. Sono profondamente amareggiato dal comportamento di quei sindaci che se ne lavano le mani e lasciano ad altri la responsabilità di affrontare l’emergenza».

Pensiero condiviso anche dal primo cittadino di Cassola Aldo Maroso. «Da noi abbiamo cinque profughi che non hanno mai creato problemi - afferma -. Se ognuno facesse la propria parte, prefettura inclusa, non ci sarebbero tutti questi scontri. Mi lasciano senza parole quei sindaci che dicono che loro ospiterebbero soltanto i “veri” profughi, perché lo status di richiedente asilo queste persone possono ottenerlo soltanto dopo essere arrivati da noi».

Ancora, tra i Comuni che hanno detto “Sì”, il sindaco di Cismon, Luca Ferazzoli, e di Marostica, Marica Dalla Valle, evidenziano anche aspetti positivi dell’accoglienza. «Piccoli gruppi, progetti di inserimento e gestione condivisa tra Comuni - dice Ferazzoli -: in questo modo il fenomeno può essere gestito e favorire l’inclusione come sta accadendo da noi». «Abbiamo scelto il modello dei piccoli gruppi seguiti da realtà del territorio - riprende Dalla Valle - e alcune associazioni hanno addirittura chiesto di proseguire la collaborazione».

Tra i sindaci della cintura est del Bassanese, soltanto Romano si distingue. Il neo sindaco Simone Bontorin, infatti, si oppone all’accoglienza, ma per motivi ben precisi. «A Romano non c’è un’adeguata cultura dell’accoglienza - sottolinea - Ci sono persone estremamente preoccupate dai fenomeni migratori, e un’eventuale presenza di profughi contribuirebbe soltanto ad alimentare lo scontro sociale. È questo il risultato di anni di terrorismo psicologicoe e mediatico nei confronti dell’immigrazione».

Niente profughi a Tezze, con il sindaco Valerio Lago che però è stato l’unico ad evitare di confrontarsi sui numeri. Orio Mocellin di Pove pronuncia un “No” moderato. «Ci sono già tante difficoltà con i cittadini che hanno perso il lavoro - precisa - che i profughi andrebbero solo ad aggravare una situazione già complessa. Poi, se la legge dice che dobbiamo accoglierli, rispetteremo la legge». 

Lorenzo Parolin Enrico Saretta

Suggerimenti