<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Profuga cacciata di casa
mentre aspetta un figlio
Scatta gara di solidarietà

Il caso della giovane è stato preso in carico dalla polizia locale e dal Comune di CassolaSophie è arrivata in Italia l’anno scorso a bordo di un barcone
Il caso della giovane è stato preso in carico dalla polizia locale e dal Comune di CassolaSophie è arrivata in Italia l’anno scorso a bordo di un barcone
Il caso della giovane è stato preso in carico dalla polizia locale e dal Comune di CassolaSophie è arrivata in Italia l’anno scorso a bordo di un barcone
Il caso della giovane è stato preso in carico dalla polizia locale e dal Comune di CassolaSophie è arrivata in Italia l’anno scorso a bordo di un barcone

Quella di Sophie e del bimbo che porta in grembo è una storia drammatica, che solo nei giorni scorsi, grazie agli assistenti sociali del Comune di Cassola e agli agenti della polizia locale, ha trovato la via del lieto fine. Lei è una nigeriana di 19 anni, sbarcata a Lampedusa nel 2015 su un gommone, insieme a tanti connazionali, in cerca di un futuro migliore che non ha mai trovato.

Dopo la prima identificazione a Crotone, Sophie (nome di fantasia che abbiamo scelto di utilizzare per tutelare la sua identità), ha vagabondato per la penisola, forse insieme ad alcuni connazionali, fino a Milano dove è stata identificata dalle forze dell’ordine nell’agosto scorso. Alla giovane donna era stato notificato un decreto di espulsione a cui non ha ottemperato. Negli scorsi mesi, dopo varie peripezie ha raggiunto il Bassanese, dove ha conosciuto un connazionale. Tra i due è nata una storia d’amore. Sophie poco dopo è rimasta incinta. L’idillio purtroppo è durato una manciata di mesi. Quando il compagno ha saputo che sarebbe diventato padre ha cercato di convincere la giovane ad abortire. Lei, che senza il sostegno del connazionale sarebbe rimasta sola, senza nessuna possibilità di sostentamento, all’inizio ci aveva pensato, ma quando è arrivato il momento di mettere fine alla vita che portava in grembo non se l’è sentita, e il fidanzato l’ha sbattuta fuori di casa.

Sophie, che non parla una parola di italiano e a Bassano non conosce nessuno si è trovata per strada, senza vestiti adatti all’inverno, circa un paio di mesi fa. Per scaldarsi qualche volta entrava nella stazione ferroviaria. Una sera una sua connazionale l’ha vista piangere su una panchina. Ha deciso di aiutarla e l’ha portata a casa sua, dove è rimasta per un periodo. Ma non ci si poteva assumere la responsabilità di ospitare una sconosciuta, irregolare e per giunta quasi mamma. Così Sophie è tornata a vagabondare per il Bassanese. Fino all’altra sera, quando è tornata sotto casa dell’amica che l’aveva aiutata per prima. La donna, impietosita, ha deciso di accompagnarla in municipio a Cassola e di metterla nelle mani degli assistenti sociali, a cui ha raccontato tutta la storia della giovane, chiedendo di trovare una soluzione almeno fino alla nascita del bimbo.

La delicatezza del caso ha richiesto anche l’intervento della polizia locale del NordestVicentino. Gli agenti, dopo aver ricostruito la storia della profuga, hanno tentato di consolarla, spiegandole che una soluzione si sarebbe trovata. Sophie ha pianto, poi ha detto l’unica parola in italiano che conosce: “Grazie”. La giovane è stata accompagnata alla casa San Francesco. Dovrà presentarsi in questura e poi verrà affidata a una casa famiglia, dove potrà concludere la gravidanza e dare alla luce il suo bimbo. Il momento del rimpatrio verrà più tardi.

Francesca Cavedagna

Suggerimenti