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«Ponte, progetto valido La condotta di Vardanega mi ha lasciato interdetto»

«Quello per il Ponte degli Alpini è un progetto di restauro intelligente, il migliore nel rapporto costi-benefici. Anche per questo il comportamento della ditta incaricata mi ha lasciato interdetto». Il Soprintendente di Verona, Fabrizo Magani, interviene così nello scontro in atto tra Amministrazione e Vardanega. La sua è una delle più autorevoli voci in capitolo, considerato che il Ministero ha approvato e finanziato il restauro con 3 milioni di euro. Dottor Magani, il cantiere del Ponte è ora in uno stato d’incertezza totale. Che idea si è fatto della vicenda? «Sono rimasto profondamente interdetto dal comportamento dell’azienda. Avevamo avuto diversi incontri con la Vardanega, e inizialmente sembrava ben disposta. Ma a un certo punto qualcosa si è rotto inspiegabilmente». La ditta lamenta che il progetto sia irrealizzabile. «Se c’è una parola giusta per definire questo progetto è “intelligente”, altro che irrealizzabile. Si tratta del progetto migliore nell’ottica del rapporto tra costi e benefici, della risposta alle sollecitazioni del Brenta e del miglioramento antisismico. Per non parlare della questione legata alle manutenzioni, che in futuro saranno sicuramente più agevoli. Sono aspetti fondamentali, attentamente analizzati in sede di approvazione. Siamo stati molto attenti a non fare le cose da soli, ma a richiedere il parere di numerosi esperti, tra cui il Cisa, il Centro studi palladiani». Questo iter, però, sembra non sia bastato all’impresa. Come valuta le sue contestazioni? «C’è un aspetto fondamentale: una ditta, prima di accettare un lavoro, dovrebbe prendere visione del progetto». Ma Vardanega dice che, se un progetto è esecutivo, si dà per scontato che perfettamente realizzabile, e non che, come accusa in questo caso, non ci siano le aree disponibili e nemmeno il legname sul mercato. «So che c’è chi dice il contrario, ma le aree sono disponibili. Per quanto riguarda il legname, la ditta aveva proposto materiale che non rientrava nella “forbice” di discrezionalità a disposizione, che le era stata specificata. In ogni caso, quando si restaura un’opera, si possono concordare anche modalità differenti per pervenire alla soluzione». È proprio su questo punto che il dialogo è naufragato. Vardanega aveva in mente delle opere provvisionali alternative, ma non le ha mai formalizzate. E ora il Comune si trova con il cantiere fermo per quasi un anno. Come uscire da quest’impasse? «Innanzitutto, proprio in vista di un eventuale blocco prolungato dei lavori, è necessario mettere in atto tutte le misure di sicurezza necessarie. Oggi il Ponte è sicuro, ma la sicurezza non è mai troppa. Per cui gli interventi da realizzare sono due: il primo è in corso in questi giorni e riguarda la rimozione delle ture». E il secondo? «È plausibile che si decida di aumentare i puntellamenti. Spero comunque che si riesca a ripartire in fretta con i lavori, ma questo dipenderà da come evolveranno i rapporti con la ditta e dalle decisioni della Direzione lavori. La scelta più auspicabile sarebbe affidare i lavori alla seconda impresa della graduatoria d’appalto». •

Enrico Saretta

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